di Francesco Mastrorizzi
Una manciata di abitazioni raccolte
su un dosso alle pendici del Monte Raparo costituiscono il piccolo paese di San
Martino d’Agri. Strette stradine, ripide scalinate, casette in pietra e palazzi
nobiliari, arricchiti da loggette e portali decorati, danno forma al suo
caratteristico centro storico. Le sue ridotte dimensioni non impediscono di
rintracciare significative testimonianze artistiche, gran parte delle quali
custodite nel convento di Sant’Antonio.
L’edificio fu fatto edificare nel
1512 dai cittadini di San Martino d’Agri, grazie alla concessione di papa
Giulio II, per essere destinato ai Frati Minori Osservanti. Nei decenni successivi
subì diversi crolli e riedificazioni, fino alla distruzione, quasi completa,
del terremoto del 1572. In seguito a questo evento i cittadini lo ricostruirono
nuovamente, sopra un’altura poco distante.
Nel corso dei secoli l’edificio ha
subito varie modifiche strutturali, dovute ai disparati impieghi a cui è stato
destinato: prima convento, poi abitazione, fino a sede municipale e scuola
media. Il portico del piano terra consente l’accesso diretto alla chiesa e al
primo piano tramite una scala coperta con volta rampante. La chiesa, adiacente
al convento, è costituita da un’aula unica rettangolare e, nonostante la
ristrutturazione del 1714, conserva tutte le caratteristiche della sua
redazione seicentesca, con pareti scandite da nicchie e una ricca decorazione
barocca a stucchi.
Il primo altare a destra ospita una
grande pala con la Madonna del Rosario,
dipinta nel XV secolo. Nel presbiterio sono collocati due dipinti raffiguranti
la Madonna col Bambino, entrambi
della prima metà del XVII secolo, attribuiti ad allievi dello Stabile.
Presenti, inoltre, un pregevole coro ligneo e un pulpito, intagliati nel 1727
da Nicolò La Sala.
Anche gli altari a sinistra
presentano dipinti e sculture sei-settecenteschi. Un Crocifisso ligneo
seicentesco, opera del Pietrafesa, si trova sul secondo altare. Presente anche
un polittico del 1538 composto da nove pannelli, su cui sono dipinti la Risurrezione, una Madonna in trono con tre puttini musicanti e santi dell’iconografia
francescana. Le tavole erano state utilizzate nel 1714 per la
controsoffittatura e per salvarli si è dovuto intervenire con una difficile
opera di restauro, in modo da rimediare ai danni causati dalle infiltrazioni di
acqua piovana.
Il
chiostro del convento è ornato da un ciclo di affreschi realizzati, su
commissione di Padre Antonio da Brienza e Padre Bernardino da San Martino
d’Agri, da Pietro di Giampietro da Brienza. Il ciclo è firmato e datato 1743,
ma i lavori furono completati nel ‘44, come testimonia un’iscrizione sulla
parete della scalinata. Sono raffigurate scene della Vita di Cristo, di San
Francesco, di Sant’Antonio, di Santa Chiara e altri santi. Nelle volte e sulle
pareti troviamo ovali e medaglioni di santi, beati e Padri provinciali
dell’Ordine Francescano. La volta a botte è interamente decorata a tinte vivaci
da ghirlande di fiori, frutta, foglie e volute.
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