Comunicato stampa
Bisogna partire dal largo delle sue coste e dal
buio delle sue 131 grotte marine per comprendere la vera identità di
un luogo come Maratea (PZ); realtà composita che non si mostra
immediatamente, ma che va ricercata e scoperta iniziando dalla sua
linfa vitale: il mare.
Le sue acque nitide e i suoi fondali rocciosi
hanno riconsegnato, come una miniera l’oro, tesori di immenso
valore capaci di testimoniare la vivacità di questa località
marittima che, già nelle epoche più remote, ha rivestito un ruolo
importante come crocevia di scambi commerciali nonché di approdo per
culture e popolazioni diversissime tra loro.
Le tracce di storia millenaria non mentono e sono
ovunque. Dalla vetta del Monte San Biagio con i resti dell’antico
Borgo ai piedi dell’imponete statua del Cristo Redentore, al paese
“nuovo” delle 44 chiese e degli edifici d’epoca, sino alla
costa con le frazioni di Cersuta, Castrocucco, Marina e Fiumicello.
E, ancora: dalle località semi-collinari (come Capo La Timpa,
sovrastante l’attuale porto turistico, dove è stato scoperto un
insediamento costituito da fondi di capanne risalente intorno al 1500
a.C.) al blu delle fresche acque marateote, dalle quali sono “emerse”
le testimonianze più significative della presenza umana addirittura
sin dalla Preistoria.
Gli utensili litici ritrovati nel 1950 nelle
grotte di Fiumicello, ad esempio, dimostrano non solo la presenza
dell’uomo di Neandertal ma anche della stretta connessione tra le
genti e il mare mentre, le campagne di ricerca avviate negli anni
Ottanta dalla Soprintendenza Archeologica hanno restituito alla luce
uno dei più grandi giacimenti dell’area mediterranea databili
all’epoca romana. Lo scandaglio dei fondali marini intorno e sulla
superficie dell’isola di Santo Janni hanno riservato sorprendenti
risultati: sugli speroni rocciosi di questa lingua di terra emersa
dal mare dinnanzi la caratteristica Spiaggia Nera sono state
ritrovate alcune sepolture e tracce di vasche utilizzate per la
lavorazione del Garum, un condimento ricavato dai pesci assai
ricercato dagli antichi romani per primi e secondi piatti.
Ma, i resti più pregiati sono quelli di ancore e
anfore di navi affondate che percorrevano le rotte del Mediteranneo,
recuperate grazie al lavoro di esperti sommozzatori. E sono proprio
questi ritrovamenti a costituire il pezzo forte di un’esposizione
permanente allestita a Palazzo De Lieto, l’antico edificio
settecentesco che poggia su di un grande sperone roccioso di Maratea
Vecchia, originariamente sede del primo ospedale marateota e, oggi,
di proprietà del Ministero dei Beni Culturali. Dalla terra al mare e
viceversa.
In questa direzione va anche “AcquAria-Maratea
step 36”, la manifestazione che unisce sport, arte, natura e
cultura. Organizzato dalla giovane società di servizi turistici
“Lucania Promotion”, l’evento che si svolgerà dal 10 al 14
Settembre tra la zona del porto e Maratea Superiore, rientra nel
cartellone delle iniziative estive promosse dal Comune di Maratea e
sostenute dalla Regione Basilicata in concerto con l’Apt e la
Lucana Film Commission. Quattro giorni in cui si alterneranno momenti
di sensibilizzazione ambientale (con l’Operazione Fondali Puliti a
cura del Gruppo Amatoriale Subacqueo), ad altri di promozione
territoriale (con l’apertura di un punto di informazione turistica
nella zona del porto) e di performance artistiche e concerti con il
tema l’acqua. Ci saranno, poi, anche occasioni di confronto più
tecnici e scientifici: presso le sale del Pianeta Maratea si
svolgeranno, infatti, due importanti convegni: uno sul Turismo
sostenibile e l’altro, nel quale interverranno ricercatori della
Nasa, relativamente agli sviluppi della ricerca scientifica nel campo
della subacquea.
Evento di punta di “AcquAria” è, infatti, il
tentativo di un record molto speciale: dalla mattina del 12 settembre
al pomeriggio del giorno successivo, Francesco Colletta, speleologo
marino pugliese e già detentore del record mondiale di 32 ore
ottenuto 7 anni fa nello splendido scenario dell’Area Marina sicula
del Plimmerio, tenterà la 36 ore di immersione continuata in mare.
Un’impresa difficilissima, sia dal punto di vista fisico che
psichico, ma di notevole suggestione perché effettuata in un tratto
di mare tra i più spettacolari del Sud Italia, sicuramente tra i più
ricchi in termini di storia e patrimonio culturale.
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