È stata inaugurata domenica 20 Luglio a Castelbellino, presso il Cantinone di Villa Coppetti e nell’ambito del Castelbellino Festival, la mostra Hudémata dedicata al poeta-pittore Marino Piazzolla. L’allestimento comprende una selezione di sculture mai esposte e donate al Castelbellino dalla Fondazione Piazzolla. Ne parliamo con Gualtiero De Santi, docente di Letterature comparate all’Università di Urbino.
Marino Piazzolla ha prodotto opere significative nei campi della poesia, della pittura e anche della scultura?
“Marino Piazzolla è stato soprattutto un poeta e insieme un critico letterario e anche un prosatore: ma va poi riconosciuto che egli voleva essere eminentemente poeta. Il che non esclude che potesse esserlo anche volgendosi verso altre espressioni, quella ad es. della pittura e del disegno come altrettanto, nei suoi ultimi anni, il settore contiguo della scultura. Non è raro che gli scrittori si cimentino nelle arti figurative”.
…e chi ancora?
“Si pensi a Pasolini, Alfonso Gatto, Cesare Zavattini o viceversa nell’ambito della nostro territorio marchigiano abbiamo avuto ad es. Scipione e Luigi Bartolini. Nel caso di Piazzolla, l’aspetto preminente è però la sua figura letteraria”.
Pensa sia stato un artista e intellettuale "minore" nel panorama della cultura italiana e francese, oppure non abbastanza conosciuto dai più?
“Marino Piazzolla è indubbiamente un minore, almeno secondo il modello invalso da noi in Italia. Il richiamo che lei fa alle due letterature, italiana e francese, reca però in sé una prima spiegazione: c’è una sua appartenenza europea che mal si inquadra nei nostri canoni e che ne ha decretato l’isolamento. Insomma Piazzolla ha sofferto del proverbiale provincialismo italiano”.
Invece in "Hudèmata"?
“Hudèmata è una raccolta visionaria e innovativa che la nostra asfittica cultura, in stato di confusione e di sottomissione al potere, non ha ancora ben capito e neppure introiettato. Forse è apparsa da troppo poco tempo. Tuttavia, anche in questo caso, Piazzolla si sottrae radicalmente ad ogni conformità a mode e parole dominanti. Laddove il suo interesse è volgersi verso l’origine, verso il suono primario”.
È stato apprezzato dai contemporanei?
“Piazzolla fu a contatto con i nomi alti della cultura: in Francia frequentò, lui allora molto giovane, Paul Valéry e Gide; in Italia, a Roma, fu alla “Fiera Letterario” segretario di Vincenzo Cardarelli ma praticamente conosceva tutti nella Roma dove visse una volta rientrato dalla Francia”.
Quale fu il risultato?
“Quanto all’attenzione critica che ha saputo sollevare, vanta una buona bibliografia; e negli ultimi anni alcuni giovani studiosi di talento hanno preso a interessarsi di lui”.
In che modo, secondo lei, i legami tra poesia e pittura connotano l'arte del Piazzolla?
“Ci sono legami impliciti tuttoché evidenti, come è ormai in tutte le arti dall’Ottocento in qua. Poi c’è quel rapporto che gli specialisti dicono di tipo ecfrastico: con la poesia che commenta l’immagine e l’immagine che allarga le sue luci e visioni alla pittura e ai disegni”.
E la mostra in particolare?
“La scultura, pur autonoma, fa parte dell’ultima sua stagione ed evidenzia un ritorno a lontane esperienze espressive, mediterraneo-orientali. Ma in questo va nella direzione estetica su cui si era incamminata la poesia di Piazzolla”.
Questa piccola cittadina ambisce al ruolo di polo di attrazione culturale? Perché?
“Castelbellino da ormai diverso tempo svolge un ruolo culturale innegabile. Non saprei dire se questo configuri un’ambizione ad essere un polo di raccordo e di sintesi delle attività culturali delle marca centrale. Ma qualcosa di vero c’è nel quesito che lei mi ha sottoposto e che si allarga interrogativamente a chi ci legge”.
Piazzolla, a suo avviso, quale ruolo potrà avere nel contesto del sistema museale diffuso sul territorio?
“Mi verrebbe fatto di osservare che anche in questo caso sarà ancora dannato a vivere il suo ruolo di eterno isolato. Ma non è da escludere che, da isolato e da straniero, possa assumere una qualche funzione propulsiva per il sistema museale diffuso sul nostro territorio”.
In che modo?
“Castelbellino si è venuta attrezzando, avendo acquisito negli ultimi anni un numero cospicuo di opere”.
Marino Piazzolla ha prodotto opere significative nei campi della poesia, della pittura e anche della scultura?
“Marino Piazzolla è stato soprattutto un poeta e insieme un critico letterario e anche un prosatore: ma va poi riconosciuto che egli voleva essere eminentemente poeta. Il che non esclude che potesse esserlo anche volgendosi verso altre espressioni, quella ad es. della pittura e del disegno come altrettanto, nei suoi ultimi anni, il settore contiguo della scultura. Non è raro che gli scrittori si cimentino nelle arti figurative”.
…e chi ancora?
“Si pensi a Pasolini, Alfonso Gatto, Cesare Zavattini o viceversa nell’ambito della nostro territorio marchigiano abbiamo avuto ad es. Scipione e Luigi Bartolini. Nel caso di Piazzolla, l’aspetto preminente è però la sua figura letteraria”.
Pensa sia stato un artista e intellettuale "minore" nel panorama della cultura italiana e francese, oppure non abbastanza conosciuto dai più?
“Marino Piazzolla è indubbiamente un minore, almeno secondo il modello invalso da noi in Italia. Il richiamo che lei fa alle due letterature, italiana e francese, reca però in sé una prima spiegazione: c’è una sua appartenenza europea che mal si inquadra nei nostri canoni e che ne ha decretato l’isolamento. Insomma Piazzolla ha sofferto del proverbiale provincialismo italiano”.
Invece in "Hudèmata"?
“Hudèmata è una raccolta visionaria e innovativa che la nostra asfittica cultura, in stato di confusione e di sottomissione al potere, non ha ancora ben capito e neppure introiettato. Forse è apparsa da troppo poco tempo. Tuttavia, anche in questo caso, Piazzolla si sottrae radicalmente ad ogni conformità a mode e parole dominanti. Laddove il suo interesse è volgersi verso l’origine, verso il suono primario”.
È stato apprezzato dai contemporanei?
“Piazzolla fu a contatto con i nomi alti della cultura: in Francia frequentò, lui allora molto giovane, Paul Valéry e Gide; in Italia, a Roma, fu alla “Fiera Letterario” segretario di Vincenzo Cardarelli ma praticamente conosceva tutti nella Roma dove visse una volta rientrato dalla Francia”.
Quale fu il risultato?
“Quanto all’attenzione critica che ha saputo sollevare, vanta una buona bibliografia; e negli ultimi anni alcuni giovani studiosi di talento hanno preso a interessarsi di lui”.
In che modo, secondo lei, i legami tra poesia e pittura connotano l'arte del Piazzolla?
“Ci sono legami impliciti tuttoché evidenti, come è ormai in tutte le arti dall’Ottocento in qua. Poi c’è quel rapporto che gli specialisti dicono di tipo ecfrastico: con la poesia che commenta l’immagine e l’immagine che allarga le sue luci e visioni alla pittura e ai disegni”.
E la mostra in particolare?
“La scultura, pur autonoma, fa parte dell’ultima sua stagione ed evidenzia un ritorno a lontane esperienze espressive, mediterraneo-orientali. Ma in questo va nella direzione estetica su cui si era incamminata la poesia di Piazzolla”.
Questa piccola cittadina ambisce al ruolo di polo di attrazione culturale? Perché?
“Castelbellino da ormai diverso tempo svolge un ruolo culturale innegabile. Non saprei dire se questo configuri un’ambizione ad essere un polo di raccordo e di sintesi delle attività culturali delle marca centrale. Ma qualcosa di vero c’è nel quesito che lei mi ha sottoposto e che si allarga interrogativamente a chi ci legge”.
Piazzolla, a suo avviso, quale ruolo potrà avere nel contesto del sistema museale diffuso sul territorio?
“Mi verrebbe fatto di osservare che anche in questo caso sarà ancora dannato a vivere il suo ruolo di eterno isolato. Ma non è da escludere che, da isolato e da straniero, possa assumere una qualche funzione propulsiva per il sistema museale diffuso sul nostro territorio”.
In che modo?
“Castelbellino si è venuta attrezzando, avendo acquisito negli ultimi anni un numero cospicuo di opere”.
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