Lʼuomo,
che non smette di interrogarsi e interrogare in una sorta di muta
quanto terribile domanda come può essere quella che traspare da un
volto dipinto su una tela e che contiene “la domanda”, prima e
ultima dellʼesistenza.
La
terra,
che alla fine è lʼunica risposta, per chi si sente estraneo e messo
ai margini da una società pragmatista che assegna al lavoro il solo
fine del profitto e che respinge chiunque si interroghi sulla
condizione e sul destino dellʼumanità, proprio perché è riuscito
a smascherarne la cattiva coscienza.
Questo
il senso e il fine della mostra Van
Gogh. Lʼuomo e la terra che
si apre il 18
ottobre 2014 a
Palazzo
Reale di Milano (fino
allʼ8
marzo 2015):
un viaggio nel mondo dellʼarte, ma soprattutto nella filosofia
esistenziale del grande olandese che si pone a perfetto corollario
del tema di Expo 2015 - Nutrire il pianeta.
Una
filosofia che, come scrisse Giulio Carlo Argan, “è
accanto a Kierkegaard e Dostoevskij e che si pone dalla parte dei
diseredati, dei contadini cui lʼindustria non toglie solo la terra e
il pane, ma la dignità di esseri umani, il sentimento dellʼeticità
e della religiosità del lavoro”.
E
dunque nella mostra - promossa dal Comune
di Milano - Cultura,
prodotta e organizzata da Palazzo
Reale di
Milano, Arthemisia
Group e
24
ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, in
collaborazione con Kröller-Müller
Museum di Otterlo e
realizzata anche grazie al sostegno del Gruppo
Unipol,
si vedrà non solo lʼautoritratto di Vincent - con
“quellʼespressione
tesa, quasi aggressiva e lo sguardo che incute timore” proprio
di chi non è sconfitto, nonostante il mondo lo abbia cacciato ai
margini di tutto, nel buio del manicomio, e che al mondo urla in
silenzio la sua rabbia, la sua totale solidarietà con gli ultimi
della Terra, come un Cristo crocifisso ma indomito - ma una serie di
olii e disegni che rendono appieno la totale immersione nel ciclo
agreste, come nel ciclo della vita umana: contadini, paesaggi, del
freddo Nord come del solare Midì, istantanee di vita, nature morte,
vasi di fiori, tessere uniche e preziose di un solo mosaico perché
come scriveva al fratello Teo “in
un quadro vorrei dire qualcosa di consolante come una musica. Vorrei
dipingere uomini e donne con quel non so che di eterno”.
La
mostra partecipa a Milano Cuore dʼEuropa, il palinsesto culturale
multidisciplinare dedicato all'identità europea della nostra città
anche attraverso le figure e i movimenti che, con la propria storia e
la propria produzione artistica, hanno contribuito a costruirne la
cittadinanza europea e la dimensione culturale.
Il
corpus
centrale
della mostra è costituito da opere provenienti dal Kröller-Müller
Museum di
Otterlo a cui se ne aggiungono altre provenienti dal Van
Gogh Museum di
Amsterdam, dal Museo
Soumaya-Fundación Carlos Slim di
Città del Messico, dal Centraal
Museum di
Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili. La mostra
pertanto si pone come unʼoccasione unica per approfondire,
attraverso gli occhi dellʼartista, il complesso rapporto tra
lʼessere umano e la natura che lo circonda.
Lungo
le sei sezioni in cui si articola lʼesposizione, il visitatore avrà
modo di osservare e fare propria la vita e la fatica dei campi
attraverso i disegni - tra cui rammentiamo Contadina
che lega fascine di grano ma
anche che spigola o zappa - una tecnica, quella del disegno, molto
amata da Van Gogh e che gli consentì di affermare
“studiare
e disegnare tutto ciò che appartiene alla vita contadina… adesso
non sono più così impotente davanti alla natura come un tempo” -
fino allʼimmersione totale nel paesaggio colorato ad olio come una
rivelazione, quella che ebbe arrivato in Provenza (“Il
Mediterraneo ha un colore come gli sgombri, cioè cangiante, non si è
mai sicuri se sia verde o viola, non si è mai sicuri se sia azzurro,
perché un istante dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta
rosa o grigia”)
testimoniato in mostra da
opere quali Vista
di Saintes Marie de la Mer,
Oliveto
con due raccoglitori di olive o
La
vigna verde.
E
ancora i ritratti perché, come scrive nel giungo del 1890,
“ci
sono facce moderne che verranno guardate ancora a lungo, che forse
verranno rimpiante centʼanni dopo”.
Facce
come quella del Ritratto
di Joseph-Michel Ginoux o
del Ritratto
di Joseph Roulin (presenti
in mostra), volto sui cui si interrogò Argan e che così scrisse:
“Dovʼè
dunque il tragico del ritratto del postino Roulin? Non nella figura
che posa tranquilla… Lʼarte diventa, avrebbe detto Pavese, il
“mestiere di vivere”: ed è questo mestiere della vita che Van
Gogh disperatamente contrappone al lavoro meccanico dellʼindustria,
che non è vita”.
Van
Gogh cerca nel mondo contadino, nelle creature semplici e pure, come
quel postino che lo andava a trovare tutti i giorni in manicomio e
cantava la Marsigliese, il senso della vita e delle cose. Lo trova
nella fatica, nel duro lavoro. Come
i contadini e i pescatori che ritrae perché, come scrive sempre al
fratello, suo destinatario preferito, “Noi
altri dovremmo invecchiare lavorando duramente, ed ecco perché
allora ci deprimiamo quando le cose non vanno”.
Un
lavoro mai ripagato, impossibile da capire allʼepoca, perché con
tratti e stile del tutto nuovo, nonostante le influenze e i rapporti
con Impressionisti e gli amatissimi Milles e Daumier, intensificato
dalle letture dei romanzieri contemporanei (come testimonia un
mirabile saggio in catalogo – edito da 24 Ore Cultura – a firma
di Stéphane Guégan), anchʼessi troppo avanti per i tempi.
Su
tutto questo per la scelta delle opere in mostra ha lavorato la
curatrice Kathleen
Adler,
esperta del periodo impressionista, curatrice di mostre dedicate ad
alcuni tra i più importanti esponenti di questo movimento artistico,
nonché autrice di significative monografie. Nel suo lavoro è stata
supportata da un comitato composto da alcuni tra i più noti e
riconosciuti esperti di Van Gogh e della pittura del periodo:
Cornelia Homburg, tra i massimi esperti dellʼopera di Van Gogh
nonché curatrice delle più importanti mostre dedicate allʼartista;
Sjraar van Heugten, già Head of Collections al Van Gogh Museum di
Amsterdam, Jenny Reynaerts Senior Curator 18th and 19th Century
Paintings al Rijksmuseum di Amsterdam; Stéphane Guégan,
Conservatore del Dipartimento di Pittura al Musée dʼOrsay.
Lʼallestimento
della mostra, patrocinata dallʼAmbasciata
del Regno dei Paesi Bassi a Roma e
inserita negli eventi ufficiali del Van
Gogh Europe,
lʼistituzione di recente costituzione, sostenuta dal governo
olandese a tutela e promozione dellʼopera di Van Gogh, è stato
affidato a Kengo
Kuma.
Non tanto e non solo perché archistar
di
fama mondiale, ma perché figlio di quella cultura giapponese che
così tanto amava Van Gogh, una cultura che ha al suo centro la
Terra, rispettosa e originale, come originale ma rispettoso della
poetica del grande olandese e delle intenzioni dei produttori e della
curatrice, è il lavoro di Kuma
che non mancherà di stupire il visitatore, immergendolo appieno nel
tema dellʼesposizione, dove si troverà fuori dal mondo che “non
vede né rispetta mai lʼumanità dellʼuomo, quanto il valore più o
meno grande del denaro o degli oggetti posseduti finché si è al di
qua della tomba. Dellʼaldilà della tomba, il mondo non tiene
assolutamente conto. Per questo il mondo arriva fin dove lo portano i
piedi” (dalla
lettera a Teo, 15 maggio 1882).
Titolo mostra: Van Gogh. Lʼuomo e la terra
Sede: Palazzo Reale - Piazza del Duomo 12 - 20121 Milano
Periodo: 18 ottobre 2014 - 8 marzo 2015
Orari: lun 14.30/19.30 | mar, mer, ven, dom 9.30/19.30 | gio, sab 9.30/22.30
Il servizio di biglietteria termina unʼora prima della chiusura
Costo biglietto: Intero € 12,00 - Ridotto € 10,00 - Ridotto Speciale € 6,00 - Ridotto Gruppi € 10,00
Il servizio di audioguida è compreso nel costo del biglietto.
Catalogo: 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE
Immagini:
- Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887, olio su cartone, cm 32,8 x 24, Kröller-Müller Museum, Otterlo.
- Vincent van Gogh, Paesaggio con covoni e luna che sorge, 1889, olio su tela, cm 72 x 91,3, Kröller-Müller Museum, Otterlo.
- Vincent van Gogh, Natura morta con cipolle, 1889, olio su tela, cm 49,6 x 64,4, Kröller-Müller Museum, Otterlo.
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