mercoledì 24 giugno 2015

L’arte lombarda alla corte di Milano

di Rosanna D’Erario

Il titolo dell’esposizione in corso a Milano Arte Lombarda: dai Visconti agli Sforza riprende ed omaggia la celebre mostra del 1958 tenutasi sempre a Palazzo Reale e curata da Gian Alberto Dell’Acqua e da Roberto Longhi. Quell’evento fu cruciale per la conoscenza del patrimonio artistico lombardo che oggi, a distanza di mezzo secolo, possiamo definire universalmente riconosciuto.
La mostra offre agli spettatori un ricco percorso attraverso i secoli dell’“età dell’oro” che vede protagonista Milano e la Lombardia dall’inizio del Trecento, quando Azzone Visconti prende il potere, alla fine dell’autonomia del ducato sforzesco. Attraverso cinque tappe, suddivise in ordine cronologico dal 1277 al 1499, lo spettatore è immerso nella vita di corte e affascinato dalla ricca produzione artistica: pittura, scultura, miniatura, oreficeria, vetrate.
La mostra inizia con l’arte viscontea, con opere che vanno dal 1277 al 1385.
Nella seconda sezione (1385-1402), invece, possiamo ammirare le raffinate committenze della corte di Gian Galeazzo Visconti e l’avvio della fabbrica del Duomo. È in questo periodo che Milano diventa il centro di formazione di artisti lombardi ed europei con le opere di due artisti fondamentali per il Gotico Internazionale: Giovannino De Grassi, artista prediletto da Gian Galeazzo, grandissimo miniatore, pittore ed architetto, e Michelino da Besozzo, miniatore e pittore, definito da un consigliere di corte, «pictor excellentissimus inter omnes pictores mund» (pittore eccelso tra tutti i pittori del mondo). Di quest’ultimo, nella terza sezione dedicata a Filippo Maria Visconti, troviamo la Madonna del Roseto (attribuzione spesso alternata con Stefano da Verona), tra le opere più significative del Gotico Internazionale in Italia, dove all’interno di un giardino fiorito siedono la Vergine col Bambino e, più avanti, Santa Caterina d’Alessandria; tutto attorno gli angeli, i cui movimenti si fondono con un suggestivo fondo oro.
Con il passaggio agli Sforza, Milano mantiene una certa importanza rimanendo punto di incontro per gli artisti provenienti dall’Europa; della sezione successiva, infatti, fanno parte le opere appartenenti al periodo di Francesco Sforza.
L’ultima sezione, che vede protagonista la corte di Ludovico il Moro e il nuovo corso dell’arte lombarda, si conclude con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata di Vincenzo Foppa, una toccante opera che appartiene al periodo tardo dell’artista, dove si evince una chiara riflessione sulle opere di Leonardo.
Amori, congiure, intrighi accompagnano gli splendidi capolavori che hanno caratterizzato il momento più alto dell’arte lombarda, un vero e proprio scrigno di eccellenze.

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