sabato 20 maggio 2017

Blarney Castle, un esempio di sineddoche

di Carlo Maria Nardiello


Raggiungere la vetta della torre nord del castello di Blarney è come planare dall’alto su una distesa di verde che rappresenta la parte per il tutto dell’Irlanda. Miti, druidi (etimologicamente i “profondi veggenti” dei popoli celti) vallate di verde a perdita d’occhio, cascate e sentieri nascosti, grotte abitate da figure fantastiche, alberi centenari resistenti alla furia del tempo e la famigerata pietra dell’eloquenza rendono Blarney il perfetto epicentro di tutto l’immaginario tradizionalmente riferito al mondo irlandese, ieri e oggi. 
La prima visita al Castello di Blarney è come entrare nella soffitta della casa che si è abitata fin da piccoli: si svela un mondo nuovo, inaspettato e imprevisto eppure familiare, da sempre lì in attesa di esser conosciuto. Si cammina in un luogo mai visto prima eppure ci si sente a casa, con l’agio e la dimestichezza tipici dell’ambiente domestico. 
Quello che oggi è l’edificio più fotografato di tutta l’Irlanda è stato eretto nel 1446 da Cormac “the Strong”, della gloriosa dinastia dei MacCarthy, e nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto essere una torre abitabile fortificata e circondata da una serie di altre piccole torrette d’avvistamento e un muro perimetrale all’interno di un’area di otto acri, col tempo ampliati a dismisura. Parrebbe pertanto improprio il nome di castello, se non fosse per i suoi giardini e per l’aurea magica che da secoli emana questa costruzione. La maggior parte degli odierni visitatori raggiungono il piccolo centro di Blarney, pochi chilometri a nord di Cork, per baciare la sua famosissima pietra, in cima alla torre: la pietra dell’eloquenza, la stessa che si riceve in dono baciandola con laica fiducia nella sua potenza! Giacobbe, il profeta Geremia, gli scozzesi, re David, i templari, Mosè oppure le streghe: a ciascuno di essi questa o quella teoria riconduce l’origine di tale “monumento nazionale”. Sia come sia, dopo aver schioccato il bacio alla pietra chiunque “potrà arrampicarsi alla camera di una dama, o divenire un membro del parlamento”: entrambi i destini, ovviamente, hanno una stretta relazione con l’eloquenza che Blarney dona!


Se sull’origine della pietra permangono le più svariate teorie, sul significato del termine “Blarney”, invece, v’è assoluta certezza: fu impiegato per la prima volta dalla regina Elisabetta I. Infatti, la famiglia MacCarthy rimaneva salda sulle intenzioni di non versare le tasse dovute al trono inglese, in ciò riuscendo grazie alla capacità dei propri emissari di persuasione nei riguardi degli esattori reali; all’ennesimo rifiuto, la regina esasperata e sconfitta ammise: this is all blarney! Perciò, il termine è oggi usato per indicare un’adulazione fine a se stessa, una moina, una smanceria e quindi per traslazione un mucchio di chiacchiere inutili. 
Come ogni ricompensa che si rispetti, anche questa legata all’eloquenza richiede una buona dose di impegno e sacrificio, che in questo caso si riscontra nell’affrontare una dura salita lungo una scalinata tutt’altro che agevole, al termine della quale, oltre alla famigerata ars oratoria si è messi nelle condizioni di toccare il cielo d’Irlanda con un dito.


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