mercoledì 26 aprile 2017

Oltre il ritratto: Giovanni Boldini

di Carlo Maria Nardiello 

I ritratti di Giovanni Boldini sono lo struggente tentativo di esprimere la volatile e trasparente bellezza di donne ammaliatrici e fluttuanti, esposte al desiderio di chi guarda. I suoi ritratti sono ritratti d’amore, ispirati dall’estremo desiderio di afferrare, racchiudere e possedere quel non so che di intangibile e sfuggente di cui la bellezza è portatrice sana. Lo spirito concreto della tela, o carta, impregnata di colori caldi, striscianti, passionali è in lotta con l’animo voluttuoso e inconcepibile della forza dirompente dei volti femminili ritratti, e quindi posseduti, seppur brevemente, dall’artista ferrarese nei lunghi attimi in cui questi prendono forma.
Seguire la parabola artistica e biografica di Giovanni Boldini significa assistere in prima fila allo spettacolo della Buona Società europea tra fine Ottocento e inizio Novecento. Un’epoca universalmente nota per la serietà e la professionalità con la quale l’eleganza, la moda, il buon costume e la gioia di vivere sono state vissute.
Sono gli anni in cui la dovizia dei particolari, dall’arredamento all’arte orafa, diventa non più un valore aggiunto, un di più, un vezzo ma la ragione stessa d’essere. E se un giovane artista di talento, ambizioso e tuttavia “bruttino” a guardarsi fosse riuscito a far parlare la lingua della bellezza della sua epoca, allora avrebbe conquistato di diritto l’opportunità di erigersi al centro della scena, fatta di balli, caffè, ricevimenti, nobildonne e commissioni profumatamente remunerate: Boldini l’ha fatto!
La compostezza, la grazia e la soavità del femminile è la quintessenza artistica di un cantore del Bello, fedele adepto di questo credo. 
La mostra antologica “Giovanni Boldini” allestita all’interno del complesso del Vittoriano di Roma consente di conoscere ad una ad una le tantissime donne che hanno corteggiato il pittore col solo scopo di essere ritratte dal più bravo del mestiere. In Francia, in Italia, ma anche altrove, non v’era donna dell’alta borghesia disposta fare di tutto e a sborsare qualsiasi cifra pur di essere immortalata da Boldini. Nelle circa 160 opere esposte il tramonto della Belle Époque non è affatto ravvisabile, come la guerra e il fumo del degrado: in esse è il guizzo di una vita vissuta serenamente, spensieratamente e pienamente. La ricchezza dei tessuti che cingono perfetti corpi è la cifra stilistica ed esistenziale che muove, il moderno osservatore, ad un sentimento di nostalgia, di desiderio di farvi parte, anche se per poco tempo. Ritrovarsi faccia a faccia con tele piccole e grandi suscita nel visitatore la fantasia di oltrepassare il limite materiale e temporale della cornice per respirare la profumata aria “oltre lo specchio”, come una moderna Alice. Grazie a tale abilità Giovanni Boldini, dopo un periodo da macchiaiolo, conquista la scena artistica diventandone il protagonista massimo. Imitato e invidiato da molti suoi colleghi contemporanei, grazie ad un guizzo veloce e solo apparentemente facile, il ferrarese ha messo radici nel bel mondo parigino fin de siècle.


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