La raccolta più importante al mondo del vetro di Murano trova occasione di mostrarsi al pubblico per un evento unico: “Ritrovare il museo”. 135 le opere esposte che documentano un momento delicatissimo nella storia del vetro muranese; un’arte che ha fatto della fragilità il suo punto di forza, una collezione sostenuta dall’Associazione VetroVetro, che trova negli spazi del Museo del Vetro di Murano l’occasione per raccontarsi. Percorrere le stanze del museo è dunque indagare la storia, passare di sala in sala per vedere attraverso le trasparenze di un materiale che, tra colori e forme, riflette senza pudore le glorie e le problematicità di un’arte di bottega, tanto delicata quanto prorompente per l’economia dell’isola.
La lavorazione del vetro si diffonde inizialmente con un carattere utilitaristico nei primi anni del quattrocento; solo con la fine della produzione islamica, Venezia assume la produzione artistica del vetro. Appaiono quindi i primi vetri “cristallini” decorati a smalto, i cui motivi rimandano a ricordi lontani, a miti e ad allegorie. Si susseguono i tempi e così le tecniche e le lavorazioni: stupisce il vetro di “ghiaccio” e il vetro “lattimo”, si raffinano le decorazioni pittoriche e le incisioni. Così le sale dedicate testimoniano un’arte in perenne evoluzione, costretta a ripensarsi, poiché continuamente vincolata dalle esigenze del commercio. È un’arte tutta artigiana, è il trionfo della manifattura, sicché diventa impossibile non meravigliarsi dinanzi ai virtuosismi dei maestri vetrai che toccarono nel Seicento il punto più alto della fama del vetro muranese. Vetro d’uso domestico, vassoi, bicchieri, ampolle; ma anche vetro decorativo, lampadari e oggettistica, caratterizzano la sala del Settecento. Molto affascina di questa stanza: sono gli anni della piena coscienza artigiana, è palpabile la qualità raggiunta da una tradizione consolidata ormai in ogni suo aspetto. È un gioco di materiali, un’ispirazione dinamica che nasce dalle pinze del maestro.
Ma la lavorazione del vetro, verso l’inizio dell’Ottocento, accenna un periodo di decadenza. Non una questione puramente artistica, ma una serie di vicende negative che minano le sorti di un’arte troppo legata alle mode del commercio. Sicché nella sala centrale sono esposte opere dal 1806 al 1864, di manifatture diverse, che risentono di un periodo di profonda crisi per la Repubblica di San Marco, dominata da forze straniere. Sono gli anni in cui maestri ed imprenditori si destreggiano per riemergere da una situazione problematica. Non basterà infatti continuare la gloriosa produzione settecentesca, poiché si dovrà modernizzare. Quindi il successo con le murrine, i mosaici, i campionari e i rosari, nonché il ritratto monocromo di Napoleone I creato in occasione di una sua visita.
È proprio questa ricerca d’innovazione che porterà non solo ad un avvicinamento al gusto Biedermeier e Neoclassico, ma alla creazione di capolavori ineguagliati: i calcedoni di Radi, le raffinate filigrane di Bigaglia e Graziati, ben esposti in mostra. Non è solo una cerimonia alla manifattura, è il trionfo della meticolosa passione del genio artigiano, che solo nella seconda metà dell’Ottocento riporterà Murano al meritato successo internazionale.
La lavorazione del vetro si diffonde inizialmente con un carattere utilitaristico nei primi anni del quattrocento; solo con la fine della produzione islamica, Venezia assume la produzione artistica del vetro. Appaiono quindi i primi vetri “cristallini” decorati a smalto, i cui motivi rimandano a ricordi lontani, a miti e ad allegorie. Si susseguono i tempi e così le tecniche e le lavorazioni: stupisce il vetro di “ghiaccio” e il vetro “lattimo”, si raffinano le decorazioni pittoriche e le incisioni. Così le sale dedicate testimoniano un’arte in perenne evoluzione, costretta a ripensarsi, poiché continuamente vincolata dalle esigenze del commercio. È un’arte tutta artigiana, è il trionfo della manifattura, sicché diventa impossibile non meravigliarsi dinanzi ai virtuosismi dei maestri vetrai che toccarono nel Seicento il punto più alto della fama del vetro muranese. Vetro d’uso domestico, vassoi, bicchieri, ampolle; ma anche vetro decorativo, lampadari e oggettistica, caratterizzano la sala del Settecento. Molto affascina di questa stanza: sono gli anni della piena coscienza artigiana, è palpabile la qualità raggiunta da una tradizione consolidata ormai in ogni suo aspetto. È un gioco di materiali, un’ispirazione dinamica che nasce dalle pinze del maestro.
Ma la lavorazione del vetro, verso l’inizio dell’Ottocento, accenna un periodo di decadenza. Non una questione puramente artistica, ma una serie di vicende negative che minano le sorti di un’arte troppo legata alle mode del commercio. Sicché nella sala centrale sono esposte opere dal 1806 al 1864, di manifatture diverse, che risentono di un periodo di profonda crisi per la Repubblica di San Marco, dominata da forze straniere. Sono gli anni in cui maestri ed imprenditori si destreggiano per riemergere da una situazione problematica. Non basterà infatti continuare la gloriosa produzione settecentesca, poiché si dovrà modernizzare. Quindi il successo con le murrine, i mosaici, i campionari e i rosari, nonché il ritratto monocromo di Napoleone I creato in occasione di una sua visita.
È proprio questa ricerca d’innovazione che porterà non solo ad un avvicinamento al gusto Biedermeier e Neoclassico, ma alla creazione di capolavori ineguagliati: i calcedoni di Radi, le raffinate filigrane di Bigaglia e Graziati, ben esposti in mostra. Non è solo una cerimonia alla manifattura, è il trionfo della meticolosa passione del genio artigiano, che solo nella seconda metà dell’Ottocento riporterà Murano al meritato successo internazionale.
"RITROVARE IL MUSEO: Murano 1797-1859 dalle collezioni del Museo del Vetro"
Svoltasi dal 6 dicembre 2008 al 1 maggio 2009
Museo del Vetro, Murano
Immagini:
Pietro Bigaglia (1786-1876), vaso in filigrana a retortoli azzurri, bianchi e rubino (1845-1848 c.), h. cm 20,7; diam. max cm 11,5
Lorenzo Radi Senior (1803-1874), grande vaso in vetro calcedonio (1850-1860), h. cm 38; diam. max cm 19,5
Pietro Bigaglia (1786-1876), ruo in filigrana a reticello policromo (1845-1848 c.), diam. max cm 14,5
Nessun commento :
Posta un commento