martedì 1 dicembre 2009

Elementi spaziali in San Vitale

di Gianmatteo Funicelli

La Basilica di San Vitale di Ravenna rappresenta una delle maggiori linee di sviluppo architettonico bizantine in età paleocristiana. Edificata intorno al 540 d.C. l’area interna dell’antico sacrario è una profusione di mosaici, pulvini e spazi ben impostati da un possente apparato di arconi e coperture voltate, da cui è difficile non trarre un immediato senso di armonia costruttiva. Persino la muratura esterna, costituita da un continuo parametro in laterizio, rappresenta una sintonia visiva del tutto caratterizzante, soprattutto nella spaziatura absidale; una linea sobria percorre sulla costruzione di mattoni un gioco di rientranze e sporgenze da cui trarre modelli per le successive architetture del paleocristiano ravennate.
Il grande vano all’interno è una fitta maglia di mosaici, pietre ed affreschi, irradiati dalle ampie finestre incassate in spazi verticalizzanti, i quali presentano arcate a tutto sesto. Colpisce all’occhio del guardante la cupola centrale che come un capolavoro di ingegneria fu realizzata con la sovrapposizione di sottili tubi in ceramica, tali da conseguire all’alzato cupolato della soffittatura ben 16 metri di diametro.
L’area centrale dell’impianto basilicale è rafforzato da otto pilastri da cui si aprono le eleganti esedre. Su tale innalzato, si profila in verticale un doppio ordine colonnare su cui si affaccia l’arioso matroneo, vano a cui era riservato il culto e la preghiera del mondo femminile. Il matroneo era accessibile tramite le torri scalari poste all’esterno dell’edificio, cui si accedeva tramite l’esonartece del cortile antistante. Da evidenziare che una di queste due torri, nel corso dei secoli, fu più volte sopralzata in via dei continui rifacimenti, sino a connotarsi come torre campanaria.

Nessun commento :