Nella splendida cornice del castello aragonese di Otranto sarà
possibile ammirare per tutta l’estate la mostra retrospettiva
dedicata a Giorgio de Chirico, nella quale saranno presenti undici
dipinti ad olio, tre sculture e oltre trenta tra disegni, acquerelli
e grafiche in prestito dalla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna.
L’esposizione dal titolo Giorgio de Chirico - Mistero e poesia, a
cura di Franco Calarota, propone allo spettatore l’opera degli
esordi metafisici dell’artista, quando le sue vedute uniche e
particolari misero le basi per un nuovo modo di intendere l’arte.
Il castello di Otranto si apre con questa mostra all’arte
metafisica, e dopo aver ospitato negli scorsi anni le opere di Joan
Mirò, Pablo Picasso, Salvator Dalì e Andy Warhol, intraprende un
percorso intenso attraverso una pittura che mira a superare i limiti
del visibile e del reale, rivelando a tratti un significato quasi
inquietante che gli oggetti esprimono attraverso il loro inconsueto
accostamento. Ci appaiono così quelle visioni che si esprimono
attraverso le piazze d’Italia, i manichini, i gladiatori che
combattono, i cavalli sulla spiaggia, i tempietti ellenici, simbolo,
questi ultimi, anche del suo legame con la patria natia, ovvero la
Grecia, alla quale ha sempre guardato. La sua arte metafisica si
impone allo sguardo nelle vedute di portici e di ampie prospettive
architettoniche, che si stagliano pesanti ed immobili sotto la luce
del crepuscolo o di un uragano, e che sono popolate di rari
personaggi che proiettano ombre lunghissime.
Di fronte alle sue Piazze d’Italia la mente si sente rassicurata
dalle classiche architetture racchiuse in prospettive rinascimentali,
ma allo stesso tempo si confonde per via di quegli elementi
stranianti e all’apparenza decontestualizzati che rendono le sue
opere visionarie. Poi ci sono i manichini senza volto che sembrano
trovarsi quasi per caso in quelle visioni deserte e solitarie. Ma
sono proprio questi luoghi incerti e instabili a catturare lo
spettatore. Quelle figure umane smembrate che abitano città vuote
sono come lo specchio di un periodo, quello del secondo dopoguerra,
dove tutto aveva bisogno di essere ridefinito. Un nuovo inizio
dunque, che prende corpo da un presente incerto per proiettarti verso
un futuro indefinito.
Linguaggi e codici differenti si intrecceranno lungo tutta la sua
vita artistica che, partendo dalla metafisica, passerà per una
maniera realistica ed ufficiale e che per molto tempo si ridurrà a
una consumata tecnica pittorica e alla ricerca di effetti materiali
di bellezza di colore, ma che sul finire della sua vita farà ritorno
agli esordi metafisici che lo hanno visto precursore di una corrente
pittorica tra le più apprezzate del Novecento italiano.
L’esposizione di Otranto intende appunto percorrere le diverse fasi
stilistiche della sua vita artistica ponendo in primo piano quella
poetica del mistero che da sempre ha caratterizzato le opere di
Giorgio de Chirico alla ricerca di una riscrittura della realtà. Un
appuntamento questo di grande fascino e al quale si affiancheranno
diversi eventi culturali uniti sotto il tema della metafisica.
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