venerdì 1 agosto 2014

Hudèmata. Le sculture di Marino Piazzolla

di Andrea Carnevali

La pronta risonanza che queste sculture avrebbero meritato (ma pochi invero erano al corrente di questa sua produzione), venne invece generosamente riservata alla pittura da cui si desume una certa formazione e l’applicazione di concetti astratto-concreti (come lo studio della geometria) e del linguaggio postcubista. Talché la stessa intonazione espressiva si ritrova nella scultura di Piazzolla a rivelare una realtà popolata di richiami a Graham Sutherland ed a Francis Bacon. La realtà che l’artista mostra è inquietante, piena di simboli, di sofferenze e di ostili presenze metamorfiche; pervasa da fobie e da un angosciante disgusto esistenziale, mossa da impulsi espressionisti e surrealisti che troviamo sia nella scultura sia nel disegno e nella pittura.
Il gruppo di opere che sono esposte a Castelbellino ha una certa particolarità: esse richiamano il viaggio in terre lontane, quelle della Mesopotamia o molto vicine alla patria di origine, la Sicilia. I visi si perdono nel tempo. Le loro identità si manifestano nella fattura piccola di bronzo, rame e ferro che traduce in volumi pieni lo schema geometrico dell’immagine pittorica. L’artista non dimostra un vero e proprio rispetto per la reale conformazione anatomica del corpo umano (per esempio nei bozzetti è evidente questo processo creativo di deformazione), ma alterna la fisionomia in favore di una crescita d’identità. A volte si nota un progressivo abbandono dello stile rigorosamente geometrico per il graduale accostamento alle forme e alle proporzioni della figura umana. La sua è una sorta di scultura dedalica. Infatti, dopo una rapida occhiata viene in mente la tecnica sphyrélata perché la lamina di bronzo è battuta sopra una sorta di “anima di legno” che sorregge il busto del personaggio.
Le opere di scultura presentano laminati in ottone mentre alcuni dipinti hanno intarsi di colore argento, di pietre e disegni che assomigliano a maioliche: opere che, a parte l’interesse artistico e storico, testimoniano come s’è detto le suggestioni che l’arte egizia o sumera avevano esercitato sulla sua personalità. Un confronto tra disegno e scultura mostra una esigenza particolare da parte dell’artista pugliese, porre in vista i caratteri somatici della figura umana per cui egli dispone i soggetti ritratti in modo innaturale, quasi tutti di profilo. Accanto a questo simbolismo si nota una certa capacità nell’interpretazione dell’universo: vicino agli esseri umani raffigurati, appaiono numerose sculture che hanno come soggetto gli animali in cui si scorge un richiamo alla vita primitiva. Piazzolla tenta di accordare le forme convenzionali desunte dalla rigida tradizione iconografica alla spontanea e diretta ispirazione della natura. Così infine, un altro elemento dell’arte antica viene rimodulato per essere riadattato al presente attraverso un lavoro di cesellatura sulla materia grezza.

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