venerdì 8 gennaio 2016

Francesco Musante: immagini e parole come riferimenti incrociati

di Carlo Maria Nardiello


La combinazione tra parole ed immagini consente di guardare al risultato di tale integrazione con doppio interesse e doppia curiosità. E quando si crea un ottimo manufatto in cui le parole e le immagini compaiono insieme allora lo stupore e l’ammirazione raddoppiano.
È quanto capita dentro le opere del maestro genovese Francesco Musante. Come Alice nel paese del meraviglie, lo spettatore cade nella “tana” del maestro, una fitta rete di cunicoli e strettoie perfettamente intersecati tra loro, dove ad ogni incrocio immagini e parole stabiliscono un contatto del tipo esplicativo. Ossia i segni pittorici trovano un immediato riflesso nei segni grafici della scrittura e quest’ultima, allo stesso tempo e nello stesso modo, si traduce in immagine: in perfetta simbiosi tra loro, le due forme espressive innescano una catena di significati tale da consentire allo spettatore una piena messa a fuoco della mise en scène artistica e creativa.
L’invito di Musante è di andare attraverso lo specchio alla ricerca del valore più vero delle proprie composizioni, tramite il ricorso alle due distinte tecniche di narrazione.
Il piano dell’immagine e quello della parola generano una sorta di bilinguismo che ben convive sulla tela o sulla carta. Si assiste al superamento del concetto di “glossa”, intesa come commento esplicativo, e si raggiunge la soglia del doppio artistico, della contemporanea partecipazione dei due livelli di scrittura, artistica e tradizionale. Il codice figurativo adottato da Francesco Musante e il messaggio scritto, solitamente posposto, servono a guidare lungo il percorso di conoscenza dell’opera d’arte. Le due vie trovano un felice sbocco nella dimensione fiabesca già descritta precedentemente, arricchita in tal modo da un dialogo tra pittore e pubblico.
Tuttavia, la potenzialità di ciascuna rappresentazione non si consuma nella sintesi che il pittore offre, anzi si realizza pienamente solo a seguito del pieno coinvolgimento dell’occhio di chi guarda, testimone e insieme artefice ultimo.


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