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venerdì 7 maggio 2010

Arte del XX secolo nelle collezioni delle Fondazioni Bancarie di Venezia e Pistoia

Comunicato stampa

La Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e la Fondazione di Venezia con la collaborazione del Comune di Pistoia presentano nei suggestivi spazi espositivi di Palazzo Fabroni a Pistoia, dal 23 maggio al 25 luglio 2010, due mostre che vanno sotto il titolo di Arte del XX secolo nelle Collezioni delle Fondazioni Bancarie di Venezia e Pistoia. Questa doppia mostra è l’occasione per confermare il ruolo fondamentale delle fondazioni bancarie nella conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico italiano.

1910-2010: UN SECOLO D'ARTE A PISTOIA. Opere dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, a cura di Lara-Vinca Masini, presenta una selezione di circa novanta opere, esposte per la prima volta in pubblico, che raccontano la storia dell’arte del Novecento a Pistoia. Opere dalla collezione della Fondazione, iniziata dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia quando ancora non esisteva la suddivisione tra i due enti. Artisti, molti dei quali, entrati a far parte della storia dell’arte italiana del Novecento come Marino Marini, Andrea Lippi, Mario Nannini, Agenore Fabbri, Gualtieri Nativi, Mario Nigro, Fernando Melani, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Gianni Ruffi. Una mostra che è dunque l’occasione per riscoprire un periodo e una parte della cultura artistica del Novecento. Un affresco appassionante e avvincente con capolavori, per citarne alcuni, come i ritratti dei giovani Marino Marini (1926) e Dino Campana (1909?) di Giovanni Costetti: “Riuscito a fare di questo ‘povero disgraziato’ un eroe vagabondo e audace”, come scrive Lara-Vinca Masini, identificando in questa opera il grande poeta; la Scomposizione di figura (1916-17) cubofuturista di Mario Nannini; la Madonna col Manto rosso (1931) di Pietro Bugiani, sintesi della lezione di Giotto, Piero della Francesca, Matisse e dei Nabis; il commovente Nudo di fanciullo di Marino Marini. Un affresco appassionante e avvincente con capolavori, per citarne alcuni, come i ritratti dei giovani Marino Marini (1926) e Dino Campana (1909?) di Giovanni Costetti: “Riuscito a fare di questo ‘povero disgraziato’ un eroe vagabondo e audace”, come scrive Lara-Vinca Masini, identificando in questa opera il grande poeta; la Scomposizione di figura (1916-17) cubofuturista di Mario Nannini; la Madonna col Manto rosso (1931) di Pietro Bugiani, sintesi della lezione di Giotto, Piero della Francesca, Matisse e dei Nabis; il commovente Nudo di fanciullo di Marino Marini.
Completa l’esposizione un itinerario in città e provincia che comprende opere commissionate, donate o realizzate dalla Fondazione: il Cavaliere di Marino Marini nel Palazzo del Tau (scultura in bronzo) e le vetrate di Sigfrido Bartolini e Umberto Buscioni nelle chiese di San Paolo e dell’Immacolata Concezione a Pistoia; diciassette installazioni permanenti site-specific per spazi pubblici di Anselm Kiefer, Daniel Buren, Marco Bagnoli, Pol Bury, Fabrizio Corneli, Vittorio Corsini, Dani Karavan, Sol Lewitt, Robert Morris, Maurizio Nannucci, Hidetoshi Nagasawa, Claudio Parmiggiani, Anne a Patric Poirier, Susuma Shingu e Gianni Ruffi.

VENEZIA E IL SECOLO DELLA BIENNALE. Dipinti, vetri e fotografie dalla Collezione della Fondazione di Venezia, a cura di Enzo Di Martino, che segue le mostre precedenti di Palermo, Verona e Roma, rappresenta un’occasione unica per ammirare un’importante collezione, quella della Fondazione di Venezia, raramente accessibile al pubblico ed approfondire le vicende artistiche legate alla Biennale di Venezia che hanno segnato il secolo scorso. Una storia ricca di avvenimenti artistici, polemiche culturali, mutamenti politici e perfino scandali clamorosi. A partire dalla fondazione, avvenuta nel 1895, la grande istituzione veneziana che fu in grado di coinvolgere ad ogni edizione oltre 70 Paesi stranieri, passando per il “rumoroso” arrivo nel 1910 dei Futuristi a Venezia, l’opaco periodo tra le due guerre, la clamorosa riapertura nel 1948, l’esplosione della Pop Art americana nel 1964, la contestazione del 1968, il rinnovo statutario del 1973, fino agli eventi dei giorni nostri. Una storia documentata da quaranta dipinti, selezionati da un corpus di circa 300 opere, tra i quali spiccano opere di Boccioni e i Ciardi, De Pisis e Carena, Casorati e Depero, Cagnaccio di San Pietro e Marussig, Vedova e Santomaso, Pizzinato, Tancredi, Plessi, Virgilio Guidi e Gino Rossi. Il percorso espositivo comprende anche trentasei vetri di Murano, parte di una collezione di 128, acquisiti nello storico padiglione Venezia, tra i quali troviamo, oltre quelli di maestri vetrai leggendari, i nomi di prestigiosi artisti e designers quali Tapio Wirkkala, Carlo Scarpa e Paolo Venini. Ad aprire la mostra una selezione di fotografie dei maggiori protagonisti dell’arte del XX secolo, spesso ritratti al lavoro durante l’allestimento del loro spazio alla Biennale, che provengono dall’archivio del fotografo Graziano Arici e dall’archivio De Maria della Fondazione di Venezia.
In ogni edizione della Biennale sono stati presenti numerosi artisti veneziani e veneti, che hanno partecipato con opere assolutamente puntuali e rispondenti allo spirito del proprio tempo. In tal senso ci troviamo di fronte ad un vero e proprio patrimonio culturale, che vuole celebrare nello stesso tempo il valore culturale degli artisti e la cornice entro cui essi furono presentati. È importante notare le diverse ricerche linguistiche, l’evoluzione sperimentale di forme che man mano assumono le cadenze stilistiche di un’epoca culturale. Se la Biennale di Venezia ha infatti presentato nel corso della propria storia la ricerca in atto a livello internazionale, ecco ben documentato come la presenza degli artisti veneziani sia assolutamente pertinente e capace di sostenere un dialogo con artisti di paesi diversi.
La Fondazione di Venezia raccoglie l’eredità collezionistica della Cassa di Risparmio di Venezia che a cavallo tra Ottocento e Novecento fu uno dei soggetti promotori della manifestazione veneziana, rivelando spirito di rinnovamento e riuscendo a tessere contatti con gli artisti più significativi nell'ambiente italiano.

La mostra 1910-2010: UN SECOLO D'ARTE A PISTOIA prende le mosse dalle PRIME AVANGUARDIE a Pistoia con Andrea Lippi e Mario Nannini le cui opere rappresentano un’uscita dalle regole di un mondo, che pur essendo al corrente di quanto avveniva in Italia e all’estero, resta legato alla natura e alla figurazione colta. Se Lippi esporrà, prima di morire giovanissimo, alle Biennali di Venezia del 1912 e del 1914, Nannini si misurerà con le avanguardie e con l’esperienza futurista e in pochi anni raggiungerà una tale maturità da trovare confronti solo con i modelli nazionali di Balla e Boccioni e un certo cubofuturismo internazionale. Anche a Pistoia, come a Firenze, sono gli anni delle riviste che contribuiscono a creare un’animata vita culturale, avvicinando alla città personaggi decisivi nel creare un’unione tra gli artisti in nome di programmi e ideologie, come Giovanni Costetti, Galileo Chini e Giovanni Michelucci che avrà un ruolo fondamentale per i giovani artisti suoi contemporanei. IL PRIMO NOVECENTO NELL’ARTE A PISTOIA è rappresentato da artisti come Francesco Chiappelli, dal cui lavoro si rafforza in Toscana il grande interesse per la grafica, Renzo Agostini con i suoi lavori di un “primitivismo quasi infantile, ma di una straordinaria freschezza”, Pietro Bugiani, che più incarna il carattere della pittura a Pistoia tra la metà degli anni Venti e Quaranta, portandola ai massimi livelli. Infine Marino Marini, Agenore Fabbri, Mario Nigro e Gualtiero Nativi che pur essendo nati a Pistoia e rimanendovi fortemente legati, svolsero la maggior parte della loro vita artistica fuori dalla città. Seguono le opere di quella che è stata definita “la generazione di mezzo”, dove i contrasti si fanno evidenti tra chi rimane fedele al figurativo e chi si apre verso le nuove avanguardie. Da un lato dunque personalità come Sigfrido Bartolini, colto e agguerrito critico oltre che pittore e incisore, che non indugia su nessun senso di nostalgia ma punta su una visione chiara e intensa del reale, dall’altra parte artisti come Fernando Melani - un “unicum” straordinario nel panorama artistico contemporaneo - che anticipa nel suo continuo riferimento alla forza e all’energia insita nella materia, uno dei più forti contenuti dall’Arte povera e per certi aspetti il “progetto” di Beuys e del concettualismo. A metà degli anni Sessanta, Remo Gordigiani, costretto ad abbandonare la pittura a causa di una grave malattia, si inventa un nuovo modo di “fare pittura”, con uno straordinario e personale uso del collage. Col gruppo Barni, Buscioni e Ruffi, inizialmente comprendente anche Natalini, la cosiddetta “Scuola di Pistoia”, siamo in pieno rapporto con la cultura internazionale contemporanea, dalla metà degli anni Cinquanta incentrata sulla Pop Art americana, seguono Massimo Biagi ed Andrea Dami. Infine due giovani artisti, Federico Gori e Zoè Gruni, esempi del “fare arte” contemporaneo, in linea con le manifestazioni artistiche internazionali ma con un proprio e profondo linguaggio personale.

ARTE DEL XX SECOLO NELLE COLLEZIONI DELLE FONDAZIONI BANCARIE DI VENEZIA E PISTOIA
MOSTRA: 1910-2010: UN SECOLO D'ARTE A PISTOIA. Opere dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
CATALOGO: GLI ORI editori contemporanei
MOSTRA: VENEZIA E IL SECOLO DELLA BIENNALE. Dipinti, vetri e fotografie dalla
Collezione della Fondazione di Venezia
CATALOGO: ALLEMANDI
DOVE: Palazzo Fabroni, via Santa 5, Pistoia
QUANDO: 23 maggio - 25 luglio 2010
INAUGURAZIONE: 22 maggio 2010
ORARI: dal martedì alla domenica, ore 10/18 (chiuso il lunedì)
possibilità biglietto cumulativo con i musei del sistema museale pistoiese



Immagini:
Gualtiero Nativi, Grande Apocalisse, Firenze, 1983, tempera grassa su tela, cm. 112x162
Umberto Boccioni, Nonna, 1905-6, pastello su carta, cm. 116x71, Collezione della Fondazione di Venezia
Hidetoshi Nagasawa, Giardino con sassi, Padiglione per l’Emodialisi dell’Ospedale di Pistoia, foto Aurelio Amendola

giovedì 2 luglio 2009

Apre a Venezia il Palazzetto Bru Zane

Comunicato stampa

Torna fruibile in tutto il suo splendore, dopo quasi due anni di restauro, l’ex Casino Zane a Venezia. Il secentesco edificio, acquistato nel 2007 dalla Fondation Bru, è ora sede di una sua emanazione, il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, istituzione culturale, presieduta da Madame Nicole Bru, che ha tra i suoi obiettivi quello di restituire al repertorio musicale francese del XIX secolo una notorietà mai pienamente riconosciutagli. Il centro ha scelto di stabilirsi a Venezia in quanto città d’arte di chiara fama e luogo prediletto dagli artisti romantici durante il XIX secolo.
Il progetto ha una duplice vocazione: far ritrovare all’edificio lo spirito dell’epoca e creare un luogo dedicato alla musica, arte che fu la sua vocazione originaria. Il casino, infatti, fu voluto nel 1695 dagli Zane, famiglia di melomani, perché la loro figlia potesse darvi dei recital di violino. Si racconta che Mozart vi abbia suonato durante il suo viaggio a Venezia nel carnevale del 1771.
Il Palazzetto Bru Zane si propone di far rivivere i nomi di compositori e le opere dimenticate – talvolta addirittura scomparse - del XIX secolo.
Madame Nicole Bru inaugurerà sabato 3 ottobre 2009 il Palazzetto Bru Zane-Centre de musique romantique française (San Polo 2368, 30125 Venezia). Alle 11.30 si terrà la conferenza stampa, cui seguirà alle 20.30 presso la Scuola Grande San Giovanni Evangelista l’apertura del Festival Le origini del romanticismo francese con il Concerto Köln, diretto da Andreas Spering, Alain Planès al fortepiano.
Gli obiettivi del centro sono molteplici. Luogo di programmazione, d'insegnamento e di lavoro in divenire, si presenta anche come centro di risorse documentarie, di ricerca, di edizione e di diffusione del sapere. Il Palazzetto Bru Zane è inserito in un circuito culturale internazionale e organizza da aprile 2009 a giugno 2010 tre festival e tournée con coproduzioni internazionali.
Il primo dei tre festival dal titolo Le origini del romanticismo francese si svolge dal 3 ottobre al 7 novembre 2009 e comprende dieci concerti - ospitati a Venezia presso il Palazzetto Bru Zane, la Scuola Grande San Giovanni Evangelista e il Teatro La Fenice - e il convegno Le origini del Romanticismo francese al crocevia tra influenze tedesche e italiane (1780-1830), in programma al Palazzetto Bru Zane il 12 e 13 ottobre.
Il secondo Festival Le salon romantique – dal 17 al 27 febbraio 2010 - è dedicato a giovani musicisti di talento di promettente carriera, protagonisti di sei appuntamenti dedicati alla musica da camera del repertorio romantico francese, tutti ospitati al Palazzetto Bru Zane.
Il Festival Il pianoforte romantico, che chiude questa prima stagione del Palazzetto Bru Zane, apre il 15 aprile e chiude il 19 maggio con dieci concerti e il convegno Il concerto per pianoforte francese e la modernità (1860-1920) del 6 e 7 maggio. Ad ospitare i concerti e il convegno figurano oltre al Palazzetto anche la Scuola Grande San Rocco di Venezia. Alcuni appuntamenti sono in programma anche in altre istituzioni italiane: il concerto con l’Orchestra Les Siècles, diretta da François-Xavier Roth e la pianista Vanessa Wagner, coprodotto con l’Opéra Comique in collaborazione con l’Accademia Nazionale Santa Cecilia, è previsto il 17 aprile alla Scuola San Rocco di Venezia e il 21 aprile presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; il concerto con la Sinfonia Varsovia, diretta da Hervé Niquet e con il solista Jean-Frédéric Neuburger al pianoforte, coproduzione del Palazzetto con l’Accademia Filarmonica Romana, in collaborazione con Suona francese, La Folle journée de Nantes e il Festival International de Piano de la Roque d’Anthéron, si tiene il 13 maggio presso l’Accademia Filarmonica Romana e il 14 maggio a Venezia alla Scuola San Rocco.
Concerti e convegni sono programmati e replicati in prestigiose sale internazionali in Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Spagna, Polonia, Cina, Singapore, Taiwan.

Centro di ricerca e di attività editoriali
La ricerca scientifica rappresenta il fulcro delle attività del Centro. Il suo scopo è duplice: – valorizzare le opere sconosciute di celebri compositori come Bizet, Gounod, Massenet; – riabilitare figure dimenticate come Méhul, Hérold, Onslow, Alkan, Pierné e molti altri. La ricerca si svolge in collaborazione con conservatori, università e centri di ricerca internazionali e ha già portato alla scoperta, qualche mese fa, della prima edizione dell’opera Les Francs-Juges di Berlioz. Organizzate in convegni e giornate di studi, le attività scientifiche riguardano la musicologia e altri campi correlati: storia dell’arte, organologia, letteratura, arti della scena.
La collana editoriale è articolata in due sezioni: le partiture musicali e i testi scientifici. Le edizioni pratiche presentano un testo musicale modernizzato e facilmente accessibile all’interprete. Le edizioni monumentali sono invece dotate di apparati critici scientifici. Il catalogo delle partiture pubblicate dal Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française ha come scopo quello di far conoscere i diversi generi romantici: sinfonia, concerto, musica da camera, opera, repertorio sacro, mélodie. L’insieme delle partiture e dei libri è pubblicato in collaborazione con le edizioni Symétrie (Lione).

Storia del Palazzetto
Situato nel quartiere San Stin, vicino alla Basilica dei Frari, a 7 minuti da Piazzale Roma, il Casino Zane fu costruito tra il 1695 e il 1697 ed è stato per un secolo il luogo di svago del Palazzo Zane, che si trova a pochi metri di distanza. Il palazzo principale – oggi la Scuola Livio Sanudo – e il palazzetto erano separati da un rigoglioso giardino alla francese.
La bottega di Baldassarre Longhena – celebre architetto del barocco veneziano – terminò nel 1682 la ristrutturazione del Palazzo Zane voluta da Domenico Zane, che lasciò i suoi beni e una collezione di libri e quadri al nipote Marino Zane, che negli anni Novanta conferì ad Antonio Gaspari, l’architetto più ricercato sulla piazza veneziana, l’incarico di ideare un nuovo edificio da utilizzare appositamente come biblioteca e “casin”.
La sistemazione dell’interno, riccamente decorato, fu affidata all’artista di origine ticinese Abbondio Stazio e allo scultore Andrea Brustolon, che ha inciso la balaustra di legno che si affaccia sulla sala da ballo. La grande sala principale, il cuore del palazzo, si apre su due piani fino a un bellissimo soffitto a volta sul quale, al centro, si può ammirare una raffigurazione di Ercole tra la Gloria e la Virtù e ai quattro angoli medaglioni a monocromo accoppiati rappresentanti Mercurio e Diana, Anfitrite e Nettuno, Giunone e Pan, Ercole e Giove, oltre a quattro grandi conchiglie, elemento singolare nel panorama veneziano. Tutti gli affreschi, compreso Il Tempo che rapisce la Verità sulla volta del vano dello scalone che porta alla sala, sono stati recentemente attribuiti a Sebastiano Ricci, artista di fama internazionale che introdusse nella laguna il gusto rococò secondo l’accezione più propriamente veneziana di Barocchetto.
L’edificio, sotto la tutela del Ministero della Cultura italiano, ha una superficie di 800 m² distribuita su tre livelli, una facciata dà sul Canale Rio Marin, l’altra su un giardino privato nel retro. L’organizzazione dello spazio é tipicamente veneziana, con 16 stanze tra cui una sala da concerto che può accogliere fino a cento persone. Uno studio storico è stato realizzato nel 2006 con l’intervento della Sovrintendenza alle Belle Arti di Venezia.

La Fondation Bru
La Fondation Bru è nata nel 2005 su iniziativa della dottoressa Nicole Bru con lo scopo di sostenere, accompagnare e, in alcuni casi, semplicemente rendere possibili azioni di mecenatismo in diversi paesi. In tal modo si propone di perpetuare il nome e la memoria dei fondatori dei Laboratori UPSA.
Risolutamente impegnata nella lotta contro il dolore, nel sostegno alle giovani donne vittime di abusi sessuali – creazione dell’associazione Docteurs Bru nel 1995 – e nell’aiuto alle persone portatrici di handicap – partecipazione all’associazione Handi’Chiens – Nicole Bru ha sempre promosso azioni di mecenatismo sia umanitarie sia culturali in differenti paesi. Ha creato la Fondation Bru per raggruppare tutte le azioni nell’ambito di una stessa struttura e aprirne l’attività alle cause e ai progetti innovativi che hanno bisogno di finanziamenti per concretizzarsi.
La Fondation Bru accompagna e sostiene le azioni che la coinvolgono emotivamente e che sono più vicine ai valori che considera come primordiali. Un filo conduttore: l’Uomo e il suo ambiente, che restano al centro di tutte le azioni di mecenatismo promosse dalla Fondazione.
«Quello che conta, nella vita, è potere incidere sul corso delle cose!»; è una sfida per Nicole Bru, medico, ricercatrice, imprenditrice. Donna di volontà e di azione, Nicole Bru nel 1971 entra a far parte dei laboratori UPSA, grande casa farmaceutica francese. Dà prova di determinazione, grande curiosità e di una vera passione per l’innovazione. La sua brillante carriera la porta a coprire l’incarico di Direttrice della Ricerca prima, Presidente poi, del gruppo UPSA. Durante i cinque anni della sua presidenza, raddoppia la cifra d’affari della società.
Dopo la vendita dell’UPSA, fonda il gruppo HALISOL che promuove attività finanziarie e industriali, soprattutto nell’ambito della farmacologia e della biotecnologia. E, ancora una volta, fa più che raddoppiare il valore della società.
Dopo il ritiro dal mondo dell’industria, si dedica alla sua passione di pilota di elicotteri e mette il suo insaziabile spirito d’iniziativa a profitto dell’impegno associativo con la creazione dell’Istituto UPSA del Dolore (1993), dell’Associazione Docteurs Bru (1996), della Fondation Bru (2005) e del Palazzetto Bru Zane - Centre de musique romantique française (dicembre 2007).
Nicole Bru dota la Fondazione dei mezzi operativi e finanziari necessari alla realizzazione di ogni progetto, la facoltà di prendere decisioni appartiene ad un gruppo collegiale da lei presieduto.

www.bru-zane.com/