Nel titolo di quest’esposizione “Dalla pietra alla carta” sono condensate alcune problematiche relative all’arte plastica contemporanea e in generale a quella ricerca che riesce a far “parlare” i materiali in modi sempre più specifici e appropriati. Gli artisti, Terenzio Eusebi e Giuliano Giuliani entrambi ben noti al pubblico nazionale e marchigiano in particolare, sono rappresentanti di un modo di intendere l’arte in modo affatto personale. Entrambi hanno infatti sviluppato un proprio linguaggio al di fuori dalle correnti dominanti, proprio per riuscire a trasmettere integralmente il proprio pensiero, la propria poetica. Hanno inaugurato con successo sempre rinnovato, un percorso che li rende sempre riconoscibili pur situandosi dentro quell’arte contemporanea che sa confrontarsi con le rivoluzioni del Novecento.
Eusebi è portatore di un nomadismo stilistico che lo conduce a confrontarsi spesso con problemi tecnici sempre diversi, la sua posizione sembra tendere a qualcosa senza volerla veramente raggiungere completamente. Sembra di assistere alla proposizione dell’opera come In-finitum, come qualcosa da non completare mai interamente, come un work in progress eterno. Le sue forme, infatti, non sono mai chiuse, ma tendono naturalmente alla polisemia. Nei lavori in cui la carta è il medium prevalente sa creare situazioni in divenire, textures, reticoli, fratture, confini incerti, increspature delle superfici, sono sorgenti di misteri e di nuove avventure sensoriali. Le carte sono geografie di un mondo che si sta lentamente formando.
Giuliano Giuliani è invece uno scultore in purezza, la sua maniera di sentire la materia, il travertino, è tanto memoria e testimonianza artistica, quanto patrimonio personale di consanguineità. Ma anche il suo “sottrarre” è classico fino ad un certo punto perché lo scultore prosciuga la materia fino a svuotare il blocco e renderlo una pelle levigata e fragile. “In questo gioco di dare leggerezza a ciò che esprime interamente il contrario, ha scritto Valerio Dehò, vi è tutta la scultura del Novecento in quanto, messi di parte i dubbi rappresentativi, non rimane che spingere l’analisi dentro il rapporto tra forma e materia.”
Molto interessante è come lui cerchi quel punto di rottura, di catastrofe, oltre il quale la materia collassa. Il riassemblaggio degli elementi porta poi dentro la poetica di Giuliani, l’irruzione del caso, quasi duchampiana per contrasto con la classicità della sua adesione alla scultura. La rigidezza, la fissità vengono ribaltate in un ordine che proprio perché casuale è provvisorio. Anche se la materia, resta comunque a testimoniare di una passione per lo scolpire come incessante manualità dell’uomo che contende il primato delle forme alla natura, in una lotta incessante.
La mostra di Villa Picena avvicina quindi due personalità forti e distinte, accomunate da un sentimento personalissimo del fare arte attraverso un dialogo silenzioso che consente, anche al pubblico meno abituato all’arte contemporanea, di comprenderne motivazioni e tensioni.
Eusebi è portatore di un nomadismo stilistico che lo conduce a confrontarsi spesso con problemi tecnici sempre diversi, la sua posizione sembra tendere a qualcosa senza volerla veramente raggiungere completamente. Sembra di assistere alla proposizione dell’opera come In-finitum, come qualcosa da non completare mai interamente, come un work in progress eterno. Le sue forme, infatti, non sono mai chiuse, ma tendono naturalmente alla polisemia. Nei lavori in cui la carta è il medium prevalente sa creare situazioni in divenire, textures, reticoli, fratture, confini incerti, increspature delle superfici, sono sorgenti di misteri e di nuove avventure sensoriali. Le carte sono geografie di un mondo che si sta lentamente formando.
Giuliano Giuliani è invece uno scultore in purezza, la sua maniera di sentire la materia, il travertino, è tanto memoria e testimonianza artistica, quanto patrimonio personale di consanguineità. Ma anche il suo “sottrarre” è classico fino ad un certo punto perché lo scultore prosciuga la materia fino a svuotare il blocco e renderlo una pelle levigata e fragile. “In questo gioco di dare leggerezza a ciò che esprime interamente il contrario, ha scritto Valerio Dehò, vi è tutta la scultura del Novecento in quanto, messi di parte i dubbi rappresentativi, non rimane che spingere l’analisi dentro il rapporto tra forma e materia.”
Molto interessante è come lui cerchi quel punto di rottura, di catastrofe, oltre il quale la materia collassa. Il riassemblaggio degli elementi porta poi dentro la poetica di Giuliani, l’irruzione del caso, quasi duchampiana per contrasto con la classicità della sua adesione alla scultura. La rigidezza, la fissità vengono ribaltate in un ordine che proprio perché casuale è provvisorio. Anche se la materia, resta comunque a testimoniare di una passione per lo scolpire come incessante manualità dell’uomo che contende il primato delle forme alla natura, in una lotta incessante.
La mostra di Villa Picena avvicina quindi due personalità forti e distinte, accomunate da un sentimento personalissimo del fare arte attraverso un dialogo silenzioso che consente, anche al pubblico meno abituato all’arte contemporanea, di comprenderne motivazioni e tensioni.
Dalla pietra alla carta - Terenzio Eusebi / Giuliano Giuliani
Galleria d'Arte Villa Picena
Via Salaria, 66, Colli del Tronto (AP)
Dal 28 agosto 2009 al 31 marzo 2010
Inaugurazione venerdì 28 Agosto 2009 ore 19.00
Curatori: Andrea Valentini; Alessandro Zechini
Testi critici: Valerio Dehò
Orario: tutti i giorni su appuntamento
Biglietti: ingresso libero
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