di Sonia Gammone
Nella splendida cornice di Castel Sant’Angelo a Roma, è stata inaugurata
lo scorso 16 marzo, una mostra dedicata alla favola di Amore e Psiche. La
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed
Etnoantropologico e del Polo Museale della città di Roma, diretta da Rossella
Vodret, in collaborazione con Roma Capitale, Assessorato alle Politiche
Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali, ha voluto
dedicare, al termine dei lavori di restauro del fregio di Perin del Vaga che
raffigura la storia di Amore e Psiche in Castel Sant’Angelo, una mostra
incentrata su una delle favole più affascinanti dell’antichità, curata dal
direttore del Museo di Castel Sant’Angelo, Maria Grazia Bernardini e, per la
parte archeologica, da Marina Mattei, curatore archeologo dei Musei Capitolini.
La favola di Amore e Psiche, narrata da Apuleio nell’Asino d’Oro, ha ispirato
nei secoli moltissimi artisti che si sono cimentati con questo soggetto varie
volte. La mostra, che prende avvio dal ciclo di Perin del Vaga che decora il
fregio di una delle salette dell’appartamento di Paolo III a Castel
Sant’Angelo, intende illustrare, attraverso dipinti, disegni, sculture,
incisioni, arazzi e terracotte, i patimenti dell’anima e le prove da superare
alla ricerca di Amore divino. La mostra si snoda in quattro sezioni che
attraversano le varie letture date nei secoli a questa favola, infatti, se
nell’antichità Amore e Psiche sono due figure che si cercano, si torturano, si
amano, nel Rinascimento la cultura umanistica, che poneva le virtù morali alla
base del vivere civile, vede nella favola il trionfo dell’amore coniugale e
della purificazione dell’anima umana. Con un centinaio di opere provenienti da
musei italiani e stranieri, la mostra si propone come un interessante momento
di sintesi di un soggetto ispiratore nei secoli di grandi risultati artistici.
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