di Mariarosa Sammartino
Nell'opera di Marisa
Merz, la maternità rappresenta la prima esperienza creativa. Creare, per
l'artista, vuol dire prendersi cura della materia che lavora e condurla alla
scoperta di sé, togliere un velo e cogliere la poesia che è nelle cose, dare un
senso alla vita senza imbrigliarla in una ideologia. Marisa Merz vive l'arte
come un'esperienza privata, intimamente legata alla dimensione materna.
Refrattaria alle luci della ribalta, sviluppa la propria ricerca artistica a
partire dai gesti a lei più familiari, come tessere trame in filo di nylon o di
rame, dipingere su carta e scolpire l'argilla.
In Scarpette, un
soggetto più volte rivisitato tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli
anni Settanta, la tessitura diventa non solo il segno di un rapporto
inscindibile tra madre e figlia, ma anche la traccia di un legame intrinseco
tra arte e maternità. Essere madre vuol dire accudire e dare forma al mondo nel
quale il figlio deve imparare a camminare da solo. Le Scarpette, oggetti
di uso comune che diventano un'opera d'arte, sono quindi la prova tangibile di
quella cura che è un mandato irrinunciabile tanto per la madre quanto per
l'artista.
Un altro soggetto
ricorrente nell'opera di Marisa Merz è la Testa di donna. Scolpite prima
in legno poi in argilla cruda o in cera, le Teste sono una sorta di
autoritratto dell'artista la cui realizzazione, volutamente imperfetta,
testimonia, ancora una volta, una idea di arte del tutto originale. Creare vuol
dire sì prendersi cura del mondo, ma senza rispondere né a un'esigenza mimetica
né a uno schema progettuale, l'opera si dà con la spontaneità e l'immediatezza
di un gesto d'amore.
In Senza titolo
(2009-2010), l'artista affronta il tema della maternità in una cornice più
ampia. L'opera si sviluppa su due piani, uno orizzontale e uno verticale. Sul
piano verticale (un dipinto su carta concavo che traccia un semicerchio sul
pavimento), due figure femminili sovrapposte dominano la scena. Sul piano
orizzontale (una lastra di rame posta alla base del supporto cartaceo), una
piccola testa in argilla guarda di traverso lo spettatore. Mentre la scena
rappresentata nel dipinto si riflette sulla superficie lucida del rame, il
cerchio della rappresentazione si chiude: l'opera si risolve nella circolarità dell'abbraccio
materno, si dà come un luogo aperto ma avvolgente, dove ogni elemento vuole
essere in armonia con gli altri.
Marisa Merz è una artista
italiana vicina alle istanze dell'Arte Povera. Presso il MAXXI (Roma),
nell'ambito di un progetto espositivo intitolato A proposito di Marisa Merz,
è possibile ammirare alcune delle sue opere fino al 6 gennaio del
2013.
2. Marisa Merz, Senza
titolo, 2009-2010. Installazione: tecnica mista su carta; scultura in
pietra e argilla; lastra di rame. Misure totali: 250 x 350, MAXXI, Roma.
3. Marisa Merz, Senza
Titolo, 2 teste di argilla cruda, pittura oro su treppiede in ferro, cm.
16x16x12. Collezione dell'artista.
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