venerdì 28 settembre 2012

Il castello di Viggianello

di Francesco Mastrorizzi

«Viggianello ha un Castello di mille e mille anni, grigio di tempesta e di mistero, arroccato sulla cima di un colle roccioso. Esso sovrasta e domina l'antico borgo medioevale e quel mucchio di case nerastre, dai tetti rossicci, aggrappate e addossate le une alle altre.» Così scriveva Francesco Santoro nel 1925, per descrivere l’antico maniero che dominava il paese di Viggianello. Quel castello è ancora lì a troneggiare sul groviglio di case, vicoli stretti e scalinate lastricate in pietra ai suoi piedi e a vigilare sulla sottostante Valle del Mercure, circondato da un maestoso scenario di monti.
Il primo insediamento nel luogo dove sorge il castello risale al periodo dei Romani, che al tempo della II guerra punica (III sec. a.C.) vi costruirono una fortificazione, Castrum Byanelli, a controllo della valle e della via Popilia, strada che congiungeva Capua a Rhegium. Ai Romani subentrarono i Longobardi e poi i Bizantini, che trasformarono il castrum in kastrion, inglobante entro solide mura il borgo agricolo che si era andato sviluppando. La presenza bizantina è attestata anche da numerose laure eremitiche, abitate dai monaci basiliani, e da numerosi ruderi di antiche chiese e conventi.
Con i Normanni cominciò a consolidarsi l'insediamento sulla collina di Viggianello, grazie alla creazione della roccaforte con torre a base quadrata (tipica dell'architettura normanna) e della chiesa del castello dedicata a San Nicola (di cui restano oggi solo pochi ruderi). Gli Svevi ampliarono la struttura, che assunse le sembianze dei tipici manieri federiciani. Nel XVI secolo i Sanseverino, principi di Bisignano, feudatari dalla fine del ‘400, trasformarono la fortezza in palazzo, usandolo come residenza estiva e di caccia.
Attualmente, dopo essere stato restaurato con cura, il castello viene utilizzato come struttura ricettiva e congressuale, conservando intatto il suo fascino antico. Infatti nel maniero si respira un’atmosfera che proviene direttamente dai secoli di storia che si porta alle spalle, dal suo passato a volte misterioso, di cui ci parlano l'antico pozzo scavato nella roccia, il ricordo del passaggio segreto che attraverso le viscere del paese permetteva ai castellani di mettersi in salvo in caso di bisogno, il camino in pietra, immenso e severo, scolpito da anonimi artisti locali, le antiche pergamene, i volumi della biblioteca che datano dal tardo Cinquecento.
Una vecchia leggenda viggianellese, riportata dal Santoro, racconta che «nella cantina del Castello dei principi di Bisignano, una serpe verde, sempre la stessa, viva e covi certe sue uova divenute di pietra. La serpe non può morire: le uova non possono schiudersi alla nascita dei serpentelli. È questa la figurazione più ardua e inconsapevole del destino di Viggianello: paesello di secoli, fermo nelle sue tradizioni e nel suo patriarcalismo, che non muore alla luce, e non può o non sa nascere al progresso.» Forse sono proprio questi i motivi per i quali, oggi, i giovani lasciano il paese, per cercare altrove il progresso, ma conservando nel loro cuore il retaggio delle tradizioni di quei secoli di storia, di cui il castello è il simbolo.

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