sabato 20 dicembre 2014

La natura divina di Giovanni Segantini

di Rosanna D’Erario

A pochi mesi dall’Expo, la mostra su Giovanni Segantini, in corso a Palazzo Reale di Milano fino al 18 gennaio, è una celebrazione della “milanesità” dell’artista.
Giovanni Segantini (1858-99) nasce ad Arco in provincia di Trento e dopo essere rimasto orfano si trasferisce a Milano. Dopo un’infanzia infelice, trascorsa anche in riformatorio, diventa allievo dell’Accademia di Brera, dando avvio alla sua carriera artistica e affermandosi precocemente sulla scena milanese ed internazionale grazie all’interessamento di Vittore Grubicy e del fratello Alberto. Nonostante i numerosi successi, la sua ricerca orientata a soggetti contadini e al paesaggio alpino lo porta a stabilirsi inizialmente in Brianza e successivamente in Svizzera, continuando però a mantenere rapporti con gli ambienti artistici del capoluogo lombardo.
Questa esposizione, attraverso 125 opere divise in sezioni, intende mettere in luce lo straordinario percorso artistico del pittore. In questa grande retrospettiva troviamo scorci pittoreschi dei Navigli nella Milano di fine Ottocento, ritratti familiari, autoritratti, nature morte, fatiche nei campi. Segantini ricorre sempre a tonalità livide del crepuscolo, chiaroscuri, riflessi luminosi, utilizzando tratti di colori divisi.
Nella sezione Natura e Simbolo, non poteva mancare uno dei capolavori di Segantini, Mezzogiorno sulle Alpi. L’artista ritrae Barbara Uffer, domestica di famiglia che con le sue forme generose e la sua bellezza montanara è tra le modelle preferite del pittore. In questo dipinto è sola, tra l’immensità della natura e l’intensità di un cielo blu, un blu accentuato anche da piccoli trattini rosa e rossi. La cromia è ricca non solo per la scelta dei colori, ma anche per l’impasto materico: le pennellate sono più o meno spesse, in base alla luce o al sentimento che l’artista vuole restituire attraverso la pittura. La bellezza della natura quindi incombe sull’essere umano, tema questo molto caro all’artista e che riscontriamo in diverse sue opere, a conferma della sua visione panteistica del mondo.
Una delle sezioni più toccanti della mostra è quella dedicata alla Maternità. Segantini perde la madre all’età di otto anni; per lui il tema della maternità è sempre presente, quasi ossessivo, dai suoi esordi naturalistici passando per il simbolismo e diventando poi quasi onirico. Esemplare è Le due madri, dipinto che sancì l’affermazione del movimento della tecnica divisionista e in cui è centrale la naturalezza della maternità, fulcro del suo simbolismo. Nello scorcio umile di una stalla, troviamo una donna con un bambino e una mucca con un vitello nella medesima atmosfera di riposo illuminata da una lanterna che conferisce unità nei toni e nel sentimento d’insieme. Infatti il pittore accomuna la condizione umana a quella animale, una scena che restituisce simbolicamente l’idea della maternità come origine della vita.
Giovanni Segantini è un ottimo testimone per l’Italia e per Milano nel percorso dell’Expo. Appartenuto a diverse patrie, è un innovatore, un innamorato della natura, capace di parlare a tutti.

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