di Carlo Maria Nardiello
“Il denaro non dorme mai”, diceva il mattiniero Gordon Geeko in Wall Street, diretto da Oliver Stone.
Sembra che Arturo Di Modica abbia preso la lezione alla lettera: lo scultore ha conquistato la scena artistica (e politico-economica) internazionale tramite complicati blitz notturni in aree pubbliche della Grande Mela.
L’artista muove dalla Trinacria (Vittoria, Ragusa) verso il famoso quartiere di Soho, rifugio di tendenza per artisti e creativi di tutto il mondo nell’America degli anni Settanta, con l’animo dei primi e autentici pionieri e con in valigia una rigida formazione accademica di stampo fiorentino. Di Modica, ben prima della guerrilla art, in una fredda notte di dicembre ha deciso di conquistare l’attenzione mondiale su Wall Street forgiando una scultura emblematica e sintomatica.
Porsi al centro del centro dell’economia mondiale senza una mirabolante scalata in borsa non è un affare semplice da siglare: solo può riuscirvi il pensiero differente che legge il mondo con gli occhi della ridefinizione funzionale e spaziale. Arturo Di Modica lo ha fatto!
Nella casa-studio di Crosby Street il vittoriese pensa al Charging Bull sin dal 1987, anno in cui la borsa americana crolla miseramente e, insieme con essa, crollano le già fragili speranze di milioni di piccoli e medi investitori da ogni angolo degli Stati Uniti. Nella grammatica finanziaria il mercato toro è quello caratterizzato da una pronta salita nel breve termine, con rialzo del valore delle singole quote azionarie. “Un regalo di Natale sotto l’albero di tutti gli americani, per donare a ciascuno la fiducia in un futuro più ricco”: così l’autore spiega la genesi di una delle sculture più conosciute al mondo.
Pesante circa tre tonnellate e mezzo, alta quattro metri e larga più di cinque, il possente toro in bronzo è stato posizionato dall’italiano e da altri quaranta “complici” con una gru in soli sei minuti (una pattuglia notturna ne impiegava otto per percorrere il giro dell’intera strada) dinanzi al New York Stock Exchange. Il giorno dopo è sulle prime pagine di tutti i giornali. Dopo aver pagato una multa di cinquemila dollari, la tenacia del singolo da una parte e l’immediata popolarità dall’altra hanno fatto sì che dopo meno di una settimana il toro ritornasse ad occupare prepotentemente la scena del Financial District, stavolta all’angolo di Bowling Green, sempre con la complicità della notte.
Come il denaro, così anche le mani di Di Modica non riposano mai: sue imponenti sculture occupano gli spazi di alcune delle maggiori città del pianeta e la fama del siciliano, da quella notte di dicembre, continua la sua ascesa incontrollabile. Oggi quel toro vale più di cinque milioni di dollari, mentre al suo artefice è costato “solo” trecentocinquantamila: pochi guru della finanza di Wall Street possono vantare una simile plus valenza nei propri affari.
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