venerdì 3 dicembre 2010

Il monumento di un antico fornaio

di Gianmatteo Funicelli

Sul tramonto dell’età repubblicana, la memoria dopo la morte compare nella rappresentazione monumentale impressa sulla pietra dura. Dura e senza tempo, così come l’eternità che poteva ricordare meriti ed onori di chi, in vita, conseguì successi ed orgogliose carriere. È in prossimità delle strade che si innalzano i blocchi monolitici depositari della storia dei grandi uomini della romanità: ricordi di un tempo vissuto, di chi ha dato voce alla storia. Fatti e reminiscenze incise sulle fredde lettere epigrafiche che, come un marchio a fuoco, segnano per sempre i caratteri di una vita che fu. Tra i sepolcri maggiormente rappresentativi, quello di Eurisace eretto sul finire del I sec. a.C. all’incrocio di Porta Maggiore rappresenta l’acme in tale ambito: Marco Virgilio Eurisace è in età augustea uno stimato e conosciuto fornaio che commercia all’ingrosso, arricchitosi con la vendita del grano e la produzione di pane per lo Stato. Il suo grande tumulo è un monolite in travertino, su cui si profilano, in sequenza ritmica su tre file, dei grandi oculi neri, a rievocare i recipienti (modii) dove si conservava il pane, mentre sul ristretto fregio superiore, una serie di figure animate propongono le fasi di lavorazione del pane e della sua vendita. La fascia iscritta sulla fronte e che cinge il sepolcro nella parte mediana, ricorda al passante Eurisace e la sua onorata esistenza: «Est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis pistoris, redemptoris, apparet» / “Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore”.

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