Mai sinora la capitale romana aveva dedicato una così vasta retrospettiva ad un artista americano che, negli albori del Novecento, per poi proseguire i suoi percorsi artistici nel dopoguerra europeo, fece della scultura un concetto di modernità. È il Palazzo delle Esposizioni di Roma ad accogliere da ottobre 2009 oltre cento opere di Alexander Calder, l’inventore della scultura cinetica, in un unico ed affascinante itinerario artistico atto a descrivere nelle applicazioni del maestro “una solida linea, un puro e sobrio concetto delle forme, ma al contempo un vivace, umoristico ed esuberante valore di plasticità”, così come definì James Sweeney la scultura di Calder in occasione dell’esposizione al Museum of Modern Art di New York del 1943.
Dalla formazione universitaria in ingegneria sino alla più diretta immersione nel mondo delle Avanguardie parigine, negli anni Trenta l’artista statunitense realizza le sue prime creazioni plastiche, che Marcel Duchamp battezzò in “Mobile”; un continuo divenire di forme, materiali, concetti in rivoluzione spaziale, ricercatezza di elementi che prendono atto della materia. La sinergia e la capacità di fondere materia e colore sotto l’armonizzante sfera del ritmo, sono i principali concetti della scultura di Calder, che tende a concretizzare i suoi elementi pratici in un continuo disperdersi teorico di strutture e profili nello spazio strettamente condiviso che lo scultore chiama “universo”, dove la fisicità degli oggetti trova libero sfogo, mentre può muoversi ed incurvarsi così da rendere percepibile all’osservatore il suo “essere” nello spazio.
Le opere in mostra sono state prelevate dalle più importanti collezioni contemporanee sia pubbliche o private, come pure dalla stessa Fondazione Calder. Nell’area espositiva il primo percorso riguarderà le Wire Sculpture, ossia le realizzazioni in filo di ferro che campeggiano lo spazio attraverso anatomie di acrobati, animali oppure ritratti frutto delle sue prime elaborazioni parigine negli anni Venti, formate da un’ironica e vibrante plasticità nello spazio. Ascrivibili agli anni Trenta sono invece le creazioni bronzee di contorsionisti ed acrobati che inquadrano nella scultura di Calder una profonda apertura verso nuove esperienze compositive. Fondamentale sarà per l’artista il contatto con Mondrian, da cui attinge una profonda approvazione alle teorie dell’Astrattismo; contaminazione riccamente documentata nello spazio della mostra. Fulcro dell’intera esposizione saranno i Mobile che Calder realizzerà con i materiali industriali più disparati (metallo, rame, ferro, bronzo). Particolari interessanti nel suo approccio con la pittura a gouache su carta e dei suoi monumentali Stabile verranno delineati nel tragitto espositivo.
Delle tante installazioni che l’artista disseminò in ogni angolo americano e d’Europa, va ricordata anche un’opera che realizzò per l’Italia. Si tratta del Teodelapio, una delle prime sculture stabili mai realizzate prima (e anche l’unica dell’artista in Italia). Calder la realizzò per la città di Spoleto e venne installata sul piazzale antistante la stazione ferroviaria: alta 18 metri circa, la possente massa in acciaio lucidato di nero rappresenta un elegantissimo re longobardo a cavallo stagliato verso il cielo in un intonato e centrifugo gioco di linee.
La mostra presso il Palazzo delle Esposizioni resterà aperta al pubblico sino al 14 febbraio 2010.
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194, Roma
www.palazzoesposizioni.it
Immagine: Alexander Calder, The Y (La Y), 1960. The Menil Collection, Houston.
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