Athos Faccincani è un pittore paesaggista molto noto al grande pubblico per i suoi panorami dai colori accesi. Nato a Peschiera del Garda (VR) nel 1951, all’età di tredici anni inizia a frequentare lo studio del maestro Pio Semeghini. Conseguito il diploma di ragioniere per accontentare la madre, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nella città lagunare conosce i pittori Guidi, Novati, Gamba e Seibezzi. Terminati gli studi si dedica quasi esclusivamente alla pratica della pittura, fraternamente aiutato da Nantas Salvalaggio.
Inizialmente il suo acuto spirito di osservazione lo pone di fronte ad un doloroso impatto con la realtà sociale e i suoi problemi, spingendolo a realizzare opere ispirate ai drammi e alle contraddizioni dell’umano vivere. I soggetti privilegiati di questi dipinti sono gli emarginati, i disperati, i vinti, ritratti utilizzando una tavolozza malinconica. Questa scelta contenutistica, tuttavia, a lungo andare gli crea lacerazioni interne e una sorta di rifiuto verso la tela, tanto che per quasi un anno smette di dipingere.
Durante questo periodo (siamo nel 1980) Faccincani si rifugia in Sicilia ed è qui, con la scoperta della luce, del colore, del sole alto, che avviene la propria rigenerazione interiore, a cui corrispondono un cambiamento stilistico e il passaggio dalla figura al paesaggio. L’attenzione è da questo momento rivolta alla natura, che egli ama nella sua sacra totalità e che eleva a proprio modello quasi esclusivo. La pittura diventa testimone di gioia e di serenità, in un contesto di recupero del figurativo.
La produzione di Faccincani è fatta di immagini di chiara derivazione impressionista, dai colori forti e prorompenti, in cui domina il racconto semplice. Le sue opere accompagnano lo spettatore in un viaggio itinerante attraverso le meraviglie delle coste di quel Sud, che è stato non solo la salvezza dell’arte di Faccincani, ma anche della sua vita. I faraglioni dell’isola di Capri, le casine bianche arroccate sulla montagna di Positano, le insenature mozzafiato della costiera amalfitana, gli scorci delle isole più nascoste e preziose della Grecia: sono questi i protagonisti delle sue tele, che gli sono valsi la definizione di “pittore del Mediterraneo”. Le sue sono splendide cartoline adornate di fiori variopinti delle specie più varie, di cespugli di rose rosse, di fasci di fiori di campo adagiati su davanzali, di distese di papaveri, violette e girasoli a perdita d’occhio, tutti contrapposti ad un cielo sempre terso e limpido e avvolti da una luce perenne che fa brillare il paesaggio.
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