“Giorgio Morandi 1890-1964”, al Complesso del Vittoriano dal
27 febbraio al 23 giugno 2015, documenta la vicenda artistica del
pittore bolognese attraverso un numero cospicuo di opere di grande
rilevanza che provengono da importanti istituzioni pubbliche e da
prestigiose collezioni private, inclusi alcuni capolavori meno noti
al grande pubblico concessi eccezionalmente in prestito e accostati
in modo inedito secondo un progetto mirato, pensato appositamente da
Maria Cristina Bandera per questa occasione romana.
Roma accoglie l’opera di Giorgio Morandi dopo la mostra postuma
curata da Cesare Brandi alla Gnam di Valle Giulia nel 1973, con una
esposizione straordinaria che conferma l’attenzione del Vittoriano
per la pittura italiana del Ventesimo secolo. Un percorso iniziato
nel 2012 con Renato Guttuso, proseguito nel 2013 con la mostra
dedicata a Cézanne e ai pittori italiani che dal padre
dell’impressionismo trassero ispirazione e nel 2014 con la mostra
“Mario Sironi. 1885-1961”.
La mostra, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica Italiana, si avvale del patrocinio del Senato della
Repubblica e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del
Turismo, ed è realizzata in collaborazione con Roma Capitale e con
Regione Lazio. L’organizzazione generale è di Comunicare
Organizzando.
Affidata a Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione
Longhi e specialista di Morandi a cui si devono le ultime grandi
mostre internazionali (New York, Metropolitan Museum, 2008; Bologna,
MAMbo, 2009; Lugano, Museo d’Arte della Città, 2012; Bruxelles,
Bozar, 2013), la rassegna ripercorrerà l’intero cammino
dell’artista, attraverso una nutrita selezione di opere.
Accanto ai dipinti ad olio – circa 100 – saranno riunite in un
percorso di lettura critica anche le opere incisorie, attestazione di
una attività non secondaria ma parallela a quelle pittorica che
valse a Morandi nel 1953 il riconoscimento internazionale del Gran
Premio per l’Incisione alla Biennale di San Paolo in Brasile. Le
incisioni saranno eccezionalmente affiancate dalle rispettive matrici
in rame provenienti dall’Istituto Nazionale per la Grafica,
abitualmente non esposteal pubblico per ragioni conservative. Sarà
inoltre presente una sezione notevole di finissimi disegni e di
acquerelli, vere e proprie opere autonome dall’asciuttezza
espressiva e esiti assoluti della ricerca costante di essenzialità
di Morandi.
Le opere provengono da importanti musei – tra cui il Museo
Morandi, l’istituzione ufficiale dell’artista bolognese, il
Centre Pompidou (Parigi), i Musei Vaticani, la GAM – Galleria
Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma), la Galleria degli
Uffizi (Firenze), la Pinacoteca di Brera (Milano), il MART – Museo
d’Arte Moderna e Contemporanea (Rovereto), la Pinacoteca Nazionale
di Siena, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi (Cortina
d’Ampezzo), la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli del
Castello Sforzesco (Milano) – da Fondazioni importanti come la
Fondazione Longhi (Firenze), la Fondazione Magnani Rocca (Mamiano di
Traversetolo, Parma) e la Fondazioni Spadolini(Firenze), e da
prestigiose collezioni private. Nel percorso espositivo sono previste
anche due sezioni con documenti d’archivio dedicate ai rapporti
epistolari e critici di Morandi con Roberto Longhi e Cesare Brandi, i
due grandi storici dell’arte che per primi sottolinearono
l’importanza dell’opera di Morandi.
Il percorso espositivo si propone di delineare e presentare ad un
pubblico allargato la modernità e il complesso itinerario
intellettuale ed emotivo espresso da Morandi, oltre che in un suo
‘autoritratto’, con i suoi motivi, sempre ripetuti ma sempre
costantemente rinnovati: ‘nature morte’ – talora di conchiglie
–, ‘paesaggi’ e ‘fiori’.
L’artista si concentra, infatti, su pochi temi consueti,
motivando così la sua scelta: «Gli stessi titoli che ho scelto per
queste opere sono convenzionali, come Natura morta, Fiori
o Paesaggio, senza alcuna allusione alla bizzarria o a un
mondo irreale».
Temi che proprio per la presa di distanza dal narrativo e da
poetiche sociali, fanno della sua un’arte che travalica la
contingenza per divenire universale, così da consegnare Morandi a un
destino di attualità.
Le opere in mostra sono state scelte per essere presentate secondo
un accostamento molto mirato, al fine di mettere in evidenza – in
una lettura inedita, ma anche in una successione meticolosa e
approfondita – lo sviluppo dei temi affrontati dal maestro, così
da offrire ai visitatori la possibilità di indagare il modus
operandi di Morandi e di ricostruirne l’universo artistico. In
quest’ottica, allo scopo di offrire una lettura attuale e
aggiornata, un’attenzione particolare è rivolta a evidenziare e ad
accostare tra loro opere caratterizzate dalle sottili variazioni di
uno stesso tema all’interno dei diversi generi pittorici trattati
dall’artista.
La rassegna, distribuita in un ordine cronologico e tematico,
intende ripercorrere l’intero cammino compiuto da Morandi e include
opere espresse con differenti tecniche: pittura, incisione,
acquerello e disegno. Attività, o meglio ricerche, svolte in
parallelo, spesso intersecate.
Si parte dalle prime opere, realizzate nel solco delle avanguardie
e della tradizione italiana, per giungere a quelle degli ultimi anni,
caratterizzate da una progressiva rarefazione e pervase da
un’inquietudine tutta moderna.
«Credo che nulla possa essere più astratto, più irreale, di
quello che effettivamente vediamo. Sappiamo che tutto quello che
riusciamo a vedere nel mondo oggettivo, come esseri umani, in realtà
non esiste così come noi lo vediamo e lo percepiamo».
In queste parole si condensa il credo pittorico dell’artista.
Morandi nacque e morì a Bologna (1890-1964) in un’apparente
solitudine che tuttavia non gli impedì di entrare in contatto con
altri artisti e di misurarsi con la loro esperienza. La mostra dà
conto della sua attenzione per i grandi maestri italiani, da Giotto e
Masaccio a Piero della Francesca e Caravaggio, fino alla scoperta
della moderna pittura francese, e in particolare di Cézanne: a
partire dalle sue “Bagnanti” Morandi si cimentò nella
rappresentazione della figura umana, che poi abbandonò ben presto
limitandosi a qualche raro autoritratto.
La primissima e personale adesione al Futurismo e la conoscenza
delle illustrazioni di opere di Picasso e Braque si riflette in
alcune sue rarissime opere degli anni d’esordio che saranno
presenti in mostra. Nel 1917 conosce de Chirico e Carrà. Incontro
che lo porta a elaborare, tra il 1918 e il 1919, una sua
personalissima “metafisica degli oggetti comuni”. Subito dopo
anche Morandi partecipa a Valori Pastici, movimento caratterizzato
dalla ricerca di un nuovo plasticismo. Già a partire dal 1920 si
assiste a un suo ritorno alla realtà e a una ricerca più autonoma e
ormai svincolata dalle avanguardie. Negli anni Trenta riceve i primi
importanti riconoscimenti critici. Nel 1930 ottiene per chiara fama
la cattedra di tecnica dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti
di Bologna, che manterrà per 26 anni. In questo quarto decennio del
secolo si dedica assiduamente alle acqueforti e, nei suoi dipinti,
alla ricerca sulla materia pittorica. Risalgono a questo momento le
tele ricche di pastosità, opere che, come scrisse l’amico e
letterato Giuseppe Raimondi, «guardate in controluce, aggiungono
alla superficie di un dipinto la densa trama di un tessuto». Nel
decennio successivo, quello attraversato dalla Seconda guerra
mondiale, Morandi continua a rielaborare i temi consueti della sua
arte: Nature morte, Paesaggi e Fiori. Temi a cui si dedicherà, in
una ricerca costante, fino agli ultimi anni della sua attività, in
opere caratterizzate da un processo di rarefazione e di spoliazione
dei dati del visibile e da un colore che diventa sempre più
sofisticato.
Il successo internazionale attestato dal premio per la pittura
ottenuto alla Biennale di San Paolo del Brasile nel 1957, precedendo
Marc Chagall, e l’interesse crescente per la sua pittura da parte
di importanti collezionisti si riverbera nella presenza di sue opere
nei set della Dolce vita di Federico Fellini nel 1960 e de La notte
di Michelangelo Antonioni nel 1961.
Da questo momento l’attenzione per la pittura di Morandi non
farà che crescere attirando l’attenzione di un pubblico sempre più
numeroso e internazionale. Interesse stimolato dall’attenzione e da
sottolineature di rilievo da parte di pittori, registi e letterati
che ne riconoscono l’attualità. La sua capacità di “abitare il
Tempo” è testimoniata, tra gli altri, dagli scritti di Pier Paolo
Pasolini, Paul Auster, Don De Lillo e dalle parole dell’artista
Giulio Paolini, che nel suo testo (in catalogo) scrive: «Un quadro
di Morandi è piuttosto un “quadrante” che registra e riferisce
le ore, la luce e le ombre di ogni giorno, posate sugli oggetti che
di quel tal giorno si fanno muti ma sapienti testimoni tra le pareti
silenziose del suo studio.»
Di un “miracolo della condivisione di un sogno” parla il
regista Ferzan Ozpetek, osservando come la naturalezza quotidiana
degli oggetti o dei brani di paesaggio di Morandi divenga
“universale” e si trasformi “in una cosa nostra”.
Nel catalogo, edito da Skira, saranno presenti saggi di Maria
Cristina Bandera, Catherine Goguel e Fabio Fiorani, e scritti inediti
di Roberto Longhi e Giulio Paolini.
Titolo mostra: Giorgio Morandi 1890-1964
Sede: Complesso del Vittoriano, Ala Brasini - Salone delle mostre
temporanee, RomaTitolo mostra: Giorgio Morandi 1890-1964
Date: 27 febbraio - 21 giugno 2015
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-22.00; domenica 9.30-20.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietto: € 12,00 intero; € 9,00 ridotto
Organizzazione e realizzazione: Comunicare Organizzando
Catalogo: Skira
Immagine: Giorgio Morandi, Natura morta, 1957, olio su tela, cm 30x44, collezione privata.
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