lunedì 3 ottobre 2011

La meraviglia della natura morta

Comunicato stampa

A partire dal 2001 la Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona ha messo a disposizione del pubblico la sua collezione d’arte che, grazie ad una serie di selezionate acquisizioni, rappresenta oggi un qualificato polo di studio e valorizzazione della pittura italiana tra Ottocento e Novecento, con particolare riferimento alle figure di maggiore rilievo del Divisionismo.
Nel segno di una continuità programmatica, la Fondazione presenta ora una mostra dedicata al genere della natura morta nell’Ottocento italiano d’area settentrionale, analizzando in particolare il fenomeno del collezionismo d’epoca.
La rassegna, curata dalla storica dell’arte Giovanna Ginex e intitolata La meraviglia della natura morta. 1830-1910. Dall’Accademia ai maestri del Divisionismo, parte da una riflessione riguardo allo speciale rapporto tra il genere della natura morta, le Accademie di Belle Arti, intese come aree d’influenza e divulgazione delle arti - ovvero luogo di formazione e aree culturali entro le quali gravitano gli artisti selezionati - e la nuova committenza borghese.
L’esposizione, che si propone come una mostra di studio, presenta una serie di nature morte tra le più affascinanti della pittura italiana dell’Ottocento, di cui un cospicuo nucleo - diciassette opere - sedici delle quali oggetto di un attento restauro finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona - proviene dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, con la quale è stato siglato in occasione della rassegna uno specifico accordo di collaborazione.
Il percorso critico ed espositivo parte dal terzo decennio dell’Ottocento, quando si affermano anche in Lombardo-Veneto gli esempi di un genere artistico rinnovato dal gusto Biedermeier e dall’influenza della scuola pittorica di Lione; si presentano dipinti - tra gli altri - di Francesco Hayez e Domenico Induno, nell’ambito milanese, mentre da Brescia giunge la pittura di animali di Francesco Inganni, apprezzata dal principe Odone di Savoia, e le esposizioni dell’Ateneo bresciano premiano la perizia dell’ornatista Tommaso Castellini.
Nel 1863 viene creato all’Accademia di Belle Arti di Brera un nuovo corso alla Scuola di Ornato, dedicato alla decorazione e alla pittura di fiori, affidato a Luigi Scrosati: da qui deriva un ulteriore slancio al rinnovamento del genere, che va diffondendosi anche presso una committenza alto borghese e imprenditoriale milanese e lombarda desiderosa di adeguare l’arredo e le collezioni d’arte delle proprie dimore ad un raggiunto, cospicuo benessere e riconoscimento sociale.
Da Brera, o comunque dal suo ambito, dall’Ateneo di Brescia e dall’Accademia Carrara di Bergamo, esce la generazione di artisti della “nuova scuola lombarda”, figlia della Scapigliatura; giovani provenienti anche da altre regioni d’Italia e dal Canton Ticino - come Adolfo Feragutti Visconti e Luigi Rossi -, che tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta dell’Ottocento dimostrano straordinarie capacità innovative nell’uso del colore, nel gesto pittorico e nei soggetti delle loro opere. Il genere della natura morta rientra a pieno titolo nella loro produzione: nelle rassegne espositive la sua presenza cresce in modo esponenziale, costituendo al tempo stesso banco di prova e importante occasione di vendita sia per maestri del naturalismo quali Filippo Carcano, Mosè Bianchi, Eugenio Gignous, Giuseppe Barbaglia e Cesare Tallone, sia per i più giovani, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Giovanni Sottocornola, Giuseppe Pellizza da Volpedo, protagonisti della rivoluzione divisionista dall’apertura del decennio a seguire.
Questi artisti rinnovano il genere della natura morta anche dal punto di vista stilistico. “Da levigato particolare all’interno di una scena di genere o di un ritratto - scrive Giovanna Ginex nel suo saggio in catalogo - la natura morta diventa soggetto unico del dipinto, scompigliando l’ordine e la rassicurante fissità di fiori e frutta, sparigliando gli elementi, sconvolgendo le simmetrie e abbandonando i modelli fiamminghi e Biedermeier: le ceste si aprono e ne sfuggono frutti imperfetti e maturi”.
A queste nuove firme si rivolge un collezionismo e un mecenatismo che predilige in modo specifico le arti contemporanee: tra gli altri, ricorrono i nomi dei coniugi Benedetto e Teresa Junck, di Giovanni Torelli, e del cotoniere e banchiere Carlo Dell’Acqua, fino ad arrivare ai primi anni del nuovo secolo, con la raccolta della famiglia italo-elvetica Chiattone, da cui proviene una coppia di tele di Ambrogio Alciati.
Il progetto scientifico della mostra ha portato alla selezione di una sessantina di opere di importanti artisti (elenco allegato) tra le migliori rappresentazioni del genere, provenienti principalmente dalle raccolte storiche di musei, fondazioni e altri istituti, organizzate in tre aree, nelle quali il dato cronologico dialoga con una lettura critica della committenza e delle varie declinazioni del genere: dal nitore di un precoce capolavoro di Hayez, al tema della Vanitas che attraversa i tre decenni presi in considerazione dalla rassegna, alla ricostruzione di una “sala del collezionista” con tele di Filippo Carcano, Adolfo Feragutti Visconti, Arnaldo Ferraguti, Emilio Longoni e Giovanni Segantini commissionate dall’editore e collezionista Giuseppe Treves per una delle sue dimore, fino alla pura cromia divisionista delle composizioni di Gaetano Previati che chiudono la rassegna entrando nel Novecento. Completano il percorso due sculture di Paolo Troubetzkoy raffiguranti i collezionisti Giovanni Torelli e Teresa Junck Garbagnati.
Accanto all’importante nucleo di opere dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, la rassegna presenta opere provenienti, tra le altre, dalla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e dalle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, della Galleria d’Arte Moderna di Genova, del Museo della Città - Santa Giulia di Brescia, del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, della Raccolta d’Arte Lamberti di Codogno, del Museo del Paesaggio di Verbania, del Museo Civico di Belle Arti di Lugano, della Civica Galleria d’Arte-Villa dei Cedri di Bellinzona, del Museo Segantini di St. Moritz, dal Touring Club Italiano di Milano, dalla raccolta della Banca di Credito Cooperativo di Barlassina e da altre importanti collezioni di singoli privati.
La mostra è accompagnata da una sezione dedicata ad analisi scientifiche multispettrali e spettroscopiche (tra le altre: radiografia, riflettografia, XRF, spettrofotometria) svolte da Gianluca Poldi e Thierry Radelet su tre dipinti esposti - di Giovanni Segantini, Emilio Longoni e Giuseppe Pellizza - a siglare uno specifico approccio metodologico per quanto riguarda le opere di artisti della prima generazione divisionista. Gli esami scientifici, volti a documentare i problemi conservativi così come a conoscere i materiali usati e approfondire la tecnica pittorica degli autori, hanno affiancato fruttuosamente l’analisi storico-artistica.
La mostra è corredata da un ampio catalogo scientifico edito da Skira con testi di Giovanna Ginex, Alberto Finozzi e Cristiana Sburlino, Maria Fratelli, Gianluca Poldi e Thierry Radelet, Aurora Scotti, Monica Vinardi e Paola Zatti.

Titolo mostra: La meraviglia della natura morta. 1830-1910
Dall’Accademia ai maestri del Divisionismo
A cura di: Giovanna Ginex
Organizzazione: Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, Galleria d’Arte Moderna di Milano
Sede: Palazzetto medievale, Tortona
Date: 24 settembre 2011 - 19 febbraio 2012
Orari: dal giovedì alla domenica dalle 11.00 alle 19.00
Catalogo: Skira editore

Immagine: Emilio Longoni, Natura morta con frutta candita e caramelle. Studio dal vero, 1887, olio su tela, 63x110 cm, Collezione Giuseppe Treves, Milano.

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