lunedì 30 aprile 2012

Tommaso Blonda. Escursioni

Comunicato stampa

Domenica 13 maggio 2012, alle ore 19.00, presso la Galleria Spaziosei di Monopoli, sarà inaugurata la mostra Escursioni di Tommaso Blonda, a cura di Mina Tarantino.
Tommaso Blonda nasce a Bari nel 1939. I suoi scatti fotografici raccontano un percorso di vita che, da “nomade delle istituzioni” (l’evoluzione del cammino professionale lo conduce in giro per l’Italia presso la presidenza del Consiglio dei Ministri prima, e poi, da prefetto, a Matera, Parma, Catania e, di nuovo nella sua terra, a Bari), lo porta a scoprire terre e luoghi diversi, ognuno definito dai propri elementi caratterizzanti, un viaggio lungo i paesaggi, la storia, la tradizione. Appassionato e dotato di energia creativa e grande forza intuitiva, Blonda è un artista che sente profondamente le sue radici meridionali.
La mostra è presentata dal critico d’arte Santa Fizzarotti Selvaggi, che di lui scrive in catalogo: «Tommaso Blonda raccoglie nelle immagini di sfuggenti scenari le radici del cuore: la fotografia abbandona gli abiti consueti di un apparente semplice ricordo per indossare quelli della complessità misteriosa di una opalescente memoria, gonfia di perdute visioni. Le sue Opere riscoprono, così, il senso del divenire che dolorosamente affiora attraverso forme, spazi e cromatismi mentre sullo sfondo appare l’essere umano nella sua solitudine […] ci riconducono in quella area misteriosa che si inscrive tra il sonno e la veglia, in quella area di transizione in cui percepiamo in modo indistinto l’anima delle cose. Tutto diventa a noi familiare e si stabilisce un dialogo tra la nostra vita e quella dell’altro, finanche dell’alterità assoluta.
Invero in ogni fotografia, in ogni opera d’arte vi è sempre il ritorno di quell’unico sogno che non possiamo vedere sino in fondo senza correre il rischio di esserne travolti. In una realtà dominata dal visuale, meglio dall’accecamento mediatico, dalla accelerazione di ogni evento e relativa rapida dissoluzione, Tommaso Blonda attraverso lo “scatto” fotografico afferra la luce che genera gli oggetti, i paesaggi, gli esseri umani , rivestendoli di simboli, significati e metafore, nel tentativo di scrivere la sua vicenda di uomo alla ricerca del senso del proprio essere al mondo, in una realtà naturale avviluppata da plastiche, mortiferi derivati dell’avidità umana. Come se in quell’istante egli si e ci chiedesse del futuro del mondo: ed è così che prova, ogni istante della sua vita , a catturare quella minima parte di tutto ciò che il suo sguardo coglie per renderlo condivisibile e consegnarlo all’eternità. Di qui le sue escursioni, il suo proiettarsi fuori di sé alla ricerca di uno spazio-tempo diverso, forse dell’innocente luogo primigenio “al di là del bene e del male”. […] Le Opere fotografiche di Tommaso Blonda, al di là della loro stessa peculiare e consueta aria metafisica , introducono a spazi sconosciuti, all’arcano mistero della terra e del cielo, dell’uomo. Le strutture urbane, le città e le campagne diventano il teatro della vicenda umana e del vissuto sociale dell’Autore che pone in scena perdite e speranze, mentre cerca di restituire tutto ciò che appare perduto a ogni volto che incontra, a ogni paesaggio che “inquadra”, alla sabbia, al mare, agli alberi. […] La mostra appare complessa e carica di attraversamenti etici. L’indicibile si annida in silenzio in un angolo imprecisato del campo visivo. Blonda, tra reale e irreale, legge fra le dimensioni del tempo e le pieghe del destino, scritto nello spazio cosmico per noi infinito. D’altra parte in ogni foto si manifesta il segno inequivocabile del nostro limite e del mistero delle origini. […] L’universo di Blonda si nutre, dunque, di percorsi inconsueti e non contempla eroi e condottieri, ma la fragilità della vita delle cose, la bellezza fugace di un albero in fiore, lo splendore abbacinante del mare, i viottoli dei campi, l’inquietudine della tempesta… In tal senso la fotografia si fa poesia tra le mura screpolate come pelle al sole, i tagli architettonici, i ricordi colmi di amarezze che narrano sommessamente la tessitura di scelte segrete, desideri inespressi […]».

Titolo mostra: Tommaso Blonda. Escursioni
Sede: Galleria Spaziosei, Via S. Anna, 6 - Monopoli (BA)
Periodo: 13 maggio - 16 giugno 2012
Inaugurazione: domenica 13 maggio 2012, ore 19.00
Catalogo: in galleria, testo a cura di Santa Fizzarotti Selvaggi
Orari: da martedì a sabato, ore 17.30-20.30

venerdì 27 aprile 2012

Orizzonti dischiusi. Arte del Novecento tra Italia e Slovenia

di Sonia Gammone

Lo scorso 17 aprile presso il Salone degli Incanti ex Pescheria di Trieste si è aperta al pubblico la raccolta forse più rappresentativa della cultura artistica slovena in Italia, custodita in prestigiose istituzioni private. Ad anticipare la rassegna italiana ce ne sarà un’altra slovena allestita al Cankarjev dom di Ljubljana. Entrambe le mostre si svolgono sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e del Presidente della Repubblica Slovena e con il Patrocinio dei Comuni di Trieste e di Ljubljana. Grazie al decisivo interessamento della Banca Monte dei Paschi di Siena, è stato possibile così mettere insieme questa prestigiosa esposizione. Il Salone del Incanti accoglie circa 150 opere del Novecento delle quali solo alcune sono di artisti noti al grande pubblico nazionale come Music, Spacal, Cernigoj, Bambic, Grom, Saksida, Sirk, Cesar, Palcic, Kralj. Molti altri, magari molto noti oltre frontiera, saranno per i più delle scoperte. Tutti comunque rappresentano un’importante testimonianze della grande vitalità artistica di una comunità piccola ma molto attiva e molto orientata a fare proprie le sollecitazioni e la cultura più internazionale, sia per formazione sia per i riconoscimenti ricevuti. Un importante tributo all’arte e alla ricchezza culturale del territorio triestino e goriziano che si innesta su un percorso di profonda indagine sugli artisti sloveni.grazie a questa esposizione gli orizzonti si dischiudono su un modo nuovo e quasi inesplorato di fare arte, e forse sta proprio in questo la particolarità della mostra.

mercoledì 25 aprile 2012

Arte torna Arte

Comunicato stampa

Arte torna Arte è l'espressione coniata da Luciano Fabro a raccolta di una serie di sue lezioni e conferenze tenute tra il 1981 e il 1997 presso sedi universitarie, accademie e musei del mondo. Assumere tale espressione come titolo della mostra da tenersi alla Galleria dell’Accademia di Firenze equivale a condividere il principio secondo cui, pur nelle diverse modalità verificatesi in ogni tempo e nelle inevitabili fratture che segnano i suoi percorsi, tutta l’arte si dipana da un’unica radice che fittamente si articola, con flusso continuo, nei diversi territori della nostra cultura.
Un discorso sulle origini e il persistere dei modelli e delle forme è l’essenza stessa della storia dell’arte, dei suoi linguaggi e delle sue modalità visive e plastiche di tutti i tempi; esso apre inoltre ad una riflessione che, attraverso la memoria, evoca collegamenti e pensieri complessi, costruendo un sistema che permette di ragionare sulle figure, sui processi compositivi e sugli archetipi del fare arte.
Nell'opera dei grandi artisti, questo atteggiamento di meditazione e rielaborazione ininterrotta sulle fonti, non porta a vuote evocazioni nostalgiche, ma, andando ben oltre le prassi della 'copia', del 'd'après' e della citazione, genera creazioni profondamente innovative: la scelta che questa mostra propone guarda dunque alla storia e all'iconologia come forme vive di appartenenza, per una lingua ancora piena di possibilità interpretative.
Il luogo che ospiterà la mostra, sede del David e dei Prigioni di Michelangelo e di una vasta e importante raccolta di pittura fiorentina medievale e rinascimentale, si configura come lo spazio ideale per concretare il dialogo fra le opere del passato e gli artisti moderni e contemporanei, offrendo al pubblico l'esperienza di un continuo contrappunto. Infatti l'esposizione coinvolgerà non solo gli ambienti specificamente dedicati alle mostre temporanee, ma anche le sale della collezione permanente, laddove l'inserimento di opere del Novecento e della contemporaneità risulti di più immediata e chiara evidenza.
La rosa di artisti individuati annovera nomi di massimo rilievo: Francis Bacon, Louise Bourgeois, Alberto Burri, Antonio Catelani, Martin Creed, Gino De Dominicis, Rineke Dijkstra, Marcel Duchamp, Luciano Fabro, Hans Peter Feldmann, Luigi Ghirri, Antony Gormley, Yves Klein, Jannis Kounellis, Ketty La Rocca, Leoncillo, Sol Le Witt, Eliseo Mattiacci, Olaf Nicolai, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Pablo Picasso, Alfredo Pirri, Michelangelo Pistoletto, Renato Ranaldi, Alberto Savinio, Thomas Struth, Fiona Tan, Bill Viola, Andy Warhol.
Un programma di eventi collaterali, comprensivo di incontri con artisti, concerti, proiezioni di film e performance, si affiancherà alla mostra al fine di approfondire o ampliare le tematiche proposte.

Titolo mostra: Arte torna Arte
A cura di: Bruno Corà, Franca Falletti, Daria Filardo
Sede: Galleria dell’Accademia, Firenze
Durata: 8 maggio - 4 novembre 2012
Catalogo: Giunti Editore

Immagine: Louise Bourgeois, Arch of Hysteria, 1992-1993, scultura in bronzo, cm 83x102x59, New York, Louise Bourgeois Studio.

martedì 24 aprile 2012

Ad Aosta il labirinto dei sogni di Giorgio De Chirico

di Francesco Mastrorizzi

Il Centro Saint-Bénin di Aosta dal 29 aprile al 30 settembre presenta la mostra Giorgio De Chirico. Il labirinto dei sogni e delle idee, che, attraverso 40 dipinti a olio, 10 tempere e disegni, 15 grafiche, illustra il percorso all’insegna della metafisica che scorre lungo le diverse fasi stilistiche del lavoro di De Chirico: recupero della tradizione classica, stimolazioni surreali, riavvicinamento alla realtà attraverso le modulazioni del barocco e infine l’invenzione di nuovi temi e tecniche. Capitoli che al loro apparire, nel sovrapporsi delle poetiche, hanno provocato polemiche in campo internazionale, ma anche determinato implicazioni filosofiche, letterarie e psicanalitiche. Le visioni utopiche di De Chirico, simbolo della sua "scrittura dei sogni", secondo la definizione coniata da Ardengo Soffici sulla rivista Lacerba nel 1914, hanno stimolato l’architettura, mentre le atmosfere indefinite, il senso del tempo sospeso, dell’infinito che cala anche sulle cose quotidiane e comuni, sono stati partecipati dalla narrativa moderna.
La mostra di Aosta – a cura di Luigi Cavallo con Franco Calarota – presenta un'importante selezione di opere raramente esposte e provenienti da prestigiose collezioni private italiane, da raccolte pubbliche, dal MART di Rovereto e dal Museo Casa Rodolfo Siviero, che eccezionalmente hanno abbandonato la loro originaria collocazione per essere ammirate dal grande pubblico. Nel catalogo, edito da Silvana Editoriale, sono presenti i testi di Jacqueline Munck (curatrice del Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris e della mostra più completa che sia mai stata realizzata sull'opera di Giorgio de Chirico e tenutasi nella sede del museo parigino nel 2009), Luigi Cavallo, Attilio Tori.

lunedì 23 aprile 2012

L’odore della luce

Comunicato Stampa

L’odore della luce è quello che si espande in un campo di fieno appena tagliato, in un giardino dove le lame del sole illuminano l’humus del sottobosco, nell’afrore dolce del gelsomino estivo. E’ la sensazione che promana da una certa pittura a cavallo del secolo, ancora legata ai canoni macchiaioli ma già proiettata verso il nuovo del dopoguerra. La luce che illumina l'olfatto è una splendida sinestesia, un caso di intersensorialità «indotta», che gioca sull'idea che dai prati, dai campi e dai giardini delle opere della mostra emanino luci odorose e profumi luminosi. Tanto più splendida la sinestesia per il fatto che quella luce odorosa illumina e avvolge figure femminili anch'esse profumate di luce e illuminate di odori.
Una pittura, quella indagata in “L’odore della luce” (dal 5 maggio al 19 agosto a Palazzo Marra, sede della Pinacoteca De Nittis di Barletta), che ha due co-protagoniste: la donna e la natura, ad occupare una scena fatta di quotidiana straordinarietà, sullo sfondo di nuove certezze, in decenni destinati a cambiare il mondo e ad assistere al nuovo ruolo che in esso si vanno conquistando le donne. Anche in quell’universo apparente immutabile che è la società contadina, tanto al sud quanto al nord del nostro Paese.
Non a caso Emanuela Angiuli ha scelto per questa affascinante esposizione di aprire un focus sul “Mondo femminile nella pittura dell’Ottocento e del primo Novecento”, in Italia. Qui risalta la descrizione profondamente evocativa ed emozionale della piccola borghesia della provincia italiana e del mondo contadino. Lungo le quattro sezioni tematiche: sentimenti, i lavori del giorno, prati e giardini, confidenze, passa, come in un fil d’atmosfera, l’altra metà del mondo, una metà che, forse per la prima volta, è veramente consapevole del suo contare, della fine di una millenaria subalternità.
Nelle sale della Pinacoteca De Nittis a Palazzo Marra, in quel di Barletta, gli artisti raccontano, spesso con sensibilità confidenziale come in un palinsesto figurativo, i loro momenti più personali ed intimi: l’adolescenza, il lavoro, le ritualità dei sentimenti. Mentre nuovi movimenti intellettuali, mutamenti politici e culturali investono l'Italia che tra 1800 e 1900 portano le donne, nobili o popolane, ad assumere ruoli di primo piano, la pittura registra immagini eloquenti della storia e delle condizioni nelle quali si esprime il mondo della provincia.
A partire dalle donne, l’osservazione invade inevitabilmente vari campi di interesse storico, letterario ma anche demo-etnoantropologico e sociale. La pittura si fa registro della conoscenza degli usi e costumi delle tradizioni locali mediante una molteplicità di linguaggi che interferendo col vivere quotidiano, offrono la qualità di un complesso e variegato territorio culturale. Osservando questi dipinti, emerge una realtà che, dopo l’Unità d’Italia, è fortemente legata alle società rurali e alle tradizioni della provincia che trovano eco alla narrativa veristica di Giovanni Verga, di Luigi Capuana scopritore del romanzo sperimentale di Zola e diffusore del naturalismo, al verismo di Matilde Serao, Grazia Deledda, Mario Pratesi, Renato Fucini.
Il «fiume della vita» scorre nella pittura italiana dell’Ottocento a volte dentro scenari immortalati nella sensibilità di un divertissement sentimentale, oppure attraverso una rêverie di artisti che trasformano paesaggi e ritratti in un teatro delle emozioni, in cui realtà e immaginazione concorrono all'espressività pittorica dei sentimenti. Accade che il rigido realismo cede il passo al gioco delle impressioni per cogliere in tempo reale la fuggevole vibrazione di una luce o di un colore, fino a condurre l'euforia emotiva instillata nelle figure, ai linguaggi del simbolismo. La particolarità della rassegna, infatti, sta nella ricca stagione della cultura figurativa italiana tra il XIX e il XX secolo, capace di dialogare con molte correnti pittoriche, dalla napoletana Scuola di Posillipo ai macchiaioli toscani.
Con una tecnica pittorica diversa come quella divisionista, pittori come Pellizza e Morbelli sono riusciti a trasfigurare la realtà, pur rappresentata con metodo scientifico nell’analisi della luce e del colore, unendo alla resa di particolari fenomeni luministici, una forte suggestione sentimentale. Questa dimensione lirica, certamente ispirata anche dalla letteratura, in particolare di d’Annunzio e Pascoli, giunge alla visione divisionista e poi simbolista di Plinio Nomellini con la sua bellissima "Lucilla", dove la donna seduce con uno sguardo intenso e fuggente mentre il corpo e il volto appaiono vaporizzarsi nella vegetazione rigogliosa, in una trasfigurazione dal sapore simbolista.
Un percorso nei mondi femminili che entrando nel ‘900 si conclude con l’opera di Felice Carena “Bambina sulla porta” che ci piace riportare ai versi di S. Mallarmé “per sentire nella carne piangere il diamante”.

Titolo mostra: L’odore della luce. Il mondo femminile nella pittura dell’Ottocento e del primo Novecento
A cura di: Emanuela Angiuli
Sede: Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis
Date: 5 maggio - 19 agosto 2012
Orario: tutti i giorni 10.00-20.00; chiusura tutti i lunedì non festivi
Biglietto: 8 euro, ridotti 4 euro
Catalogo: Silvana Editoriale

Immagine: Vittorio Corcos, Le istitutrici ai Campi Elisi, 1892, olio su tela, 187 x 156 cm

venerdì 20 aprile 2012

La superficie del foglio sembra liscia come sempre

Comunicato stampa

La Galleria 900MILANO inaugura giovedì 17 maggio una personale di Francesco Balsamo (Catania, 1969) dal titolo La superficie del foglio sembra liscia come sempre a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei.
Lo spazio espositivo, sede milanese della Galleria ScuolaRomana di via del Babuino a Roma, ospita un autore raffinato che si racconta attraverso frammenti di disegni, assemblati in curiosi innesti e ambigue mescolanze dall’effetto straniante, catalogati come in un ipotetico museo archeologico, visibili soltanto dietro a un vetro e appoggiati su tavoli illuminati dalla fioca luce di lampade. Accanto ad essi, appese al muro, opere a matita e tempera, scene enigmatiche di difficile interpretazione, arricchite dalla presenza di spessori neri polisemici che appaiono come fessure, censure, soglie buie da investigare.
Francesco Balsamo imbastisce un discorso estetico che scava nel profondo della rappresentazione, mediante un’accuratissima esposizione pensata appositamente per lo spazio della Galleria e favorita dalla semioscurità degli ambienti. La diversificazione delle referenze permette all’autore di muoversi nel luogo dell’ambiguità semantica, senza per questo promuovere un discorso meramente
confusionario. Il suo operare presuppone una fruizione particolarmente intima, dove nella profondità dell’immagine pare stagliarsi un solco che permette ad ogni spettatore di trovare un percorso d’integrazione e confronto con le differenti elaborazioni. Piccoli rebus, immagini cifrate e interrogativi indecifrabili accompagnano lo sguardo attraverso tutti i passaggi del disegno, dall’abbozzo all’ opera finita, in una disposizione apparentemente casuale, in una logica non razionale, ma poeticamente plausibile che diventa il fil rouge dell’intera mostra.

Titolo mostra: Francesco Balsamo. La superficie del foglio sembra liscia come sempre
A cura di: Francesca Baboni - Stefano Taddei
Sede: Galleria 900, Via Santa Marta, 8 - Milano
Durata: 17 maggio - 17 giugno 2012
Opening: 17 maggio 2012, ore 18.00

giovedì 19 aprile 2012

Hans Hartung, opere scelte 1947-1988

Comunicato stampa

La Galleria d'Arte Repetto di Acqui Terme, annuncia la mostra di "Hans Hartung, opere scelte 1947-1988". Un'unica esposizione itinerante in tre sedi, dal 16 marzo al 28 aprile presso la Galleria d'arte Frediano Farsetti di Firenze; dal 12 maggio al 30 giugno presso la Galleria Repetto di Acqui Terme; dal 17 settembre al 28 ottobre alla Galleria Tega di Milano.
"Le oltre quaranta opere di Hans Hartung (Lipsia 1904 - Antibes 1989) presenti in questa mostra offrono allo spettatore un'occasione per addentrarsi in una lunga parabola artistica, che attraversa tutta la seconda metà del secolo appena trascorso. Più di cinquant'anni di carriera vissuti da protagonista dell'arte astratta del secondo dopoguerra, che lo collocano accanto ai più gradi nomi della pittura internazionale, ma che allo stesso tempo sono contraddistinti da una cifra stilistica assolutamente originale e unica". (Chiara Stefani)
41 tra oli e acrilici su tela, pastelli e chine su carta, dal 1947 al 1988, a testimoniare il suo grande amore per la luce e la volta celeste: "Fin da bambino, Hartung fu affascinato dal mistero del cielo, dai fuochi delle stelle, dalle imponderabili energie del cosmo. Accudito da una nonna terrorizzata dai temporali, quando aveva appena sei anni, egli ebbe la prima rivelazione della luce: la luce come fulmine, la luce come enigmatica scarica elettrica, la luce che esplode dal grembo delle tenebre, la luce come misteriosa e occulta energia cosmica. Attraverso il disegno e la pittura - come segno, gesto terapia, colore - egli ne riproduce e trasfigura il fascino, la forza, il mistero, la sovrana luce che spacca il suo guscio di tenebra." (Paolo Repetto)

Titolo mostra: Hans Hartung, opere scelte 1947-1988
A cura di: Leonardo Farsetti, Carlo Repetto, Giulio Tega
Sede: Galleria Repetto, Acqui Terme
Durata: 12 maggio - 30 giugno 2012
Inaugurazione: sabato 12 maggio 2012, ore 18.00
Orario: martedì-sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.00
Inaugurazione sabato 12 Maggio alle ore 18.00
Catalogo: Lizea Arte Edizioni

Immagine: Hans Hartung, T1984 H10, 1984, acrilico su tela, cm 120x195

mercoledì 18 aprile 2012

Scandal-OSA?

Comunicato stampa

Venerdì 20 aprile alle ore 19.00, la Biblioteca di Cassano delle Murge accoglie fra le sue mura una duplice iniziativa: “Giovani Protagoniste, la politica non è una scienza ma un’arte”, un incontro sul ruolo della donna in politica, e a seguire “Scandal-OSA?”, una mostra d’arte che focalizza la sua attenzione, in maniera controversa, sulla figura femminile di ieri e di oggi.
Al convegno di apertura, realizzato dall’amministrazione comunale e per volontà dell’assessore alla cultura Pierpaola Sapienza (in veste di moderatrice), prenderanno parte il sindaco Maria Pia Di Medio, l’assessore ai servizi sociali Angela Contursi; ospiti dell’incontro l’onorevole Margherita Mastromauro, il consigliere regionale del Lazio Chiara Colosimo, il coordinatore ANCI Giovane Puglia Giuseppe D’Introno e il senatore accademico dell’Università di Bari Laura De Marzo.
Al termine dell’incontro-dibattito, spazio alla presentazione di “Scandal-OSA?”. La mostra, promossa dalla rivista di Storia Letteratura e Arte Enkomion diretta da Nicola Surico, curata dal responsabile del settore arte Massimo Nardi, ospita nella serata inaugurale Vinicio Coppola (critico d’arte), Carmen De Stasio (critico d’arte) e Amalia Di Lanno (art promoter) che introdurranno le opere degli artisti selezionati per questo singolare evento.
Ancora una volta Massimo Nardi ha dato prova della propria esperienza organizzando un percorso d’arte attraverso il quale il pubblico viene guidato nelle sale della Pinacoteca tra dipinti, fotografie, sculture e installazioni. Una mostra che OSA scandalizzare, così come la biblica Eva morse la mela nata in un Eden avvelenato e impuro, la donna attuale grida allo scandalo di una modernità che disorienta, spaventa, violenta e irrimediabilmente mette a nudo quelle che sono le sue (e le nostre) fragilità. “Scandal-OSA?”, scrive Amalia Di Lanno, “è la REALTA’, il mondo che viviamo (l’Eden perduto), irruente, violento, prepotente… Il vero Scandalo? Non è altro che ‘il quotidiano vivere’ che, in maniera irrispettosa, ci rende coscienti di una scandalosità sociale ed esistenziale infernale a cui, umanamente e fragilmente, siamo esposti ”.
Gli artisti che hanno OSATO sono Giovanni Carpignano, Flavia D’Alessandro, Francesca De Santis, Amalia Di Lanno, Luca Giovagnoli, Angelo Accardi, Luciana Lorè sino alle Grandi Donne di Amedeo del Giudice che rappresentano il culmine della mostra, le cui opere saranno situate nella più alta sala del palazzo marchesale.
Al termine della presentazione, gli spettatori saranno coinvolti in una esperienza performativa interpretata da Miguel Gomez ed Angela Regina.
La mostra d’arte contemporanea “Scandal-OSA” sarà aperta al pubblico dal 20 aprile al 30 maggio 2012, dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle 12,00 e dalle 17,00 alle 21,00.
L’evento sarà inaugurato da un momento musicale della violinista Palma Pesce a cura dell’Associazione AL BOSCO SONORO.

Titolo mostra: Scandal-OSA?
A cura di: Massimo Nardi
Sede: Cassano delle Murge (BA), Pinacoteca Civica Miani-Perotti
Durata: 20 aprile-30 maggio 2012
Vernissage: 20 aprile 2012, ore 20.00
Orario: lunedì-venerdì 9.00-12.00, 17.00-21.00
Autori in mostra: Giovanni Carpignano, Amalia Di Lanno, Francesca De Santis, Flavia D'Alessandro, Amedeo Del Giudice, Luciana Lorè, Angelo Accardi, Luca Giovagnoli
Promotori: Messaggi edizioni, Enkomion, Comune di Cassano delle Murge - Assessorato alla Cultura

martedì 17 aprile 2012

Il mondo di Federico II nei volti e nei luoghi che lo hanno fatto grande

Comunicato stampa

In occasione della XIV Settimana della Cultura, è in corso alla Biblioteca Nazionale di Potenza la mostra “Il mondo di Federico II nei volti e nei luoghi che lo hanno fatto grande”, realizzata con diversi pannelli raffiguranti i luoghi cari e i personaggi contemporanei del grande imperatore.
Questa mostra, evidenziano le curatrici, Mariangela Adurno e Patrizia Macrifugi, nasce dall’idea di dover svolgere un’azione di stimolo suscitando nel visitatore la curiosità ad approfondire alcuni aspetti della poliedrica personalità di Federico II, piuttosto che proporre contenuti definiti ed esaustivi. I pannelli, pertanto, intendono mettere in evidenza alcuni dei protagonisti che entrarono in relazione con l’imperatore svevo, sia per sostenerlo che per avversarlo, e che seguirono Federico nel suo peregrinare, a volte, passando anche per il Castello di Lagopesole. Ma, l'esposizione vuole anche evidenziare come il maniero di Lagopesole non sia stato un progetto isolato di edificazione non militare, ma sia stato, piuttosto, parte di una serie di presidi federiciani dello stesso tipo sviluppatosi lungo l’asse dell’antica via Herculea.
La mostra rimarrà aperta fino al 15 maggio 2012, con i seguenti orari: lun-ven 9-13 e 15-19; sab. 9-13. Una sezione della stessa, realizzata in chiave tridimensionale, sarà visitabile, a partire dal 19 aprile, nelle Sale del Castello di Lagopesole.

Titolo mostra: Il mondo di Federico II nei volti e nei luoghi che lo hanno fatto grande
Sede: Potenza, Biblioteca Nazionale
Durata: fino al 15 maggio 2012
Orari: lunedì-venerdì 9.00-13.00, 15.00-19.00; sabato 9.00-13.00

sabato 7 aprile 2012

La Madonna di Anzi

di Sonia Gammone

Il santuario di Santa Maria della Seta di Anzi risalirebbe al XIII secolo: l’ipotesi è suggerita, tra l’altro, dalla presenza, in una nicchia sul lato destro della navata, di un affresco raffigurante S. Leone Magno, databile ad un periodo compreso tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV secolo. La chiesa è articolata in un’unica lunga navata con la zona presbiteriale sopraelevata rispetto al piano di calpestio dell’aula. Sul lato longitudinale destro, troviamo due cappelle coperte con volte comunicanti tra loro ed adiacenti rispettivamente al presbiterio e all’aula. Lungo la parete longitudinale destra, in posizione quasi centrale, è sistemato un pregevole portale in pietra a stile durazzesco a sesto lievemente acuto, datato da un’iscrizione al 1526. La copertura della chiesa ha una struttura lignea a doppia falda. Costruite sicuramente in un periodo successivo troviamo il campanile ed alcune costruzioni che inglobano l’esterno della terminazione della navata che appare risolta con tre absidi. Sulle due pareti di fronte e a destra dell’ingresso sono affrescate 18 Storie di Cristo e della Vergine, disposte su due registri orizzontali compresi tra mezzi busti di Profeti sventolanti filatteri, in alto, e partiti architettonici in basso. Le Storie sono inquadrate da una complessa cornice architettonica dipinta. Gli affreschi, attribuiti a Giovanni Todisco, la cui tematica è tratta dalla Legenda aurea ispirata ai Vangeli apocrifi, si rivelano interessanti per la vivacità narrativa, per la complessità a stento dominata dall’incorniciatura architettonica. Committenti degli affreschi, eseguiti dal Todisco nel 1559, furono (come ricorda l’iscrizione apposta sul riquadro raffigurante la Pietà), i coniugi Muccio e Guglielma Cagnone di Anzi. Su una parete della navatella destra si trova il monumento sepolcrale in pietra e stucco dei coniugi Greco (secolo XVI), sulla cui alzata vi è un affresco raffigurante la Resurrezione: nella cavità del sarcofago si legge la data 1588. Il dipinto, presumibilmente attribuibile ad un seguace del Todisco, dimostra una cultura più matura e accoglie alcuni spunti tardo manieristici, probabilmente conosciuti attraverso stampe, soprattutto nelle figure dei soldati vestiti con abiti malva, rosso, viola e verde. Sull’altare in fondo alla navatella destra si conserva un Crocifisso di legno e cartapesta della prima metà del XVIII secolo, nel passato molto venerato. L’attuale conformazione della chiesa è il risultato di numerose modifiche dell’edificio medievale. Gli oggetti di culto qui sono due sculture: una, più antica, è una statua lignea policroma di S. Maria della Seta datata alla seconda metà del XIV secolo; l’altra statua è la Vergine del Rosario, un manichino di legno vestito, opera probabilmente di maestranze napoletane della seconda metà del XVII secolo. Sicuramente tra i meglio conservati della regione, questo santuario rappresenta una delle tante evidenze del forte culto mariano in Basilicata.

martedì 3 aprile 2012

L’antico borgo di Castel Pagano

di Francesco Mastrorizzi

Il sito di Castel Pagano è situato sulle prime propaggini del Gargano, a 545 m. s.l.m. e a pochi chilometri dall’abitato di Apricena, da cui si giunge attraverso un itinerario di grande interesse ambientale e paesaggistico. Normanni, saraceni e svevi hanno calcato questo territorio, lasciando tracce indelebili nelle costruzioni realizzate.
Il parco archeologico conserva i resti dell’antica fortezza normanno-sveva dell’XI secolo, della chiesa palatina e del borgo medievale. La struttura urbanistica vede sul punto più alto della dorsale montuosa il castello, attorno a cui erano raccolte le abitazioni del vicus. Quello che rimane di queste ultime è riconducibile a ruderi di modesta entità, tra cui un elevato numero di cisterne per la raccolta di acqua e frumento.
L’impianto castellare si presenta a pianta quadrilatera irregolare, con murature costruite con pietra calcarea del luogo. Sono ben visibili la fasi di espansione del castello, sorto in età bizantina e sviluppatosi successivamente. La parte meglio conservata è la torre pentagonale, che doveva costituire il mastio del castello, con un’altezza di circa 12,50 metri. In asse sul lato opposto ad essa si trova una torre circolare, di cui ci resta la parte inferiore, alta circa 5 metri. Adiacente a questa vi è un’altra torre circolare di diametro inferiore.
Interessante è la chiesa ad aula unica, che ha restituito un pavimento a raggiera formato da grandi tessere di calcare, mentre nell’ipotetica sacrestia troviamo un pavimento in opus spicatum fatto di ciottoli di fiume. Visibile anche un’area utilizzata come necropoli.

lunedì 2 aprile 2012

Sergio Albano. Uno sguardo sull'infinito

Comunicato stampa

Palazzo Salmatoris a Cherasco (CN), alla vigilia di Pasqua apre le porte a una mostra storicizzata: a qualche anno dalla scomparsa, ospita i lavori di Sergio Albano, raggruppati sotto l’emblematico titolo “Uno sguardo sull’infinito”.
«Formatosi all'Accademia…Sergio Albano ha iniziato a disegnare giovanissimo sotto la guida del padre Mario e dello zio materno Carlo Musso, entrambi paesaggisti. Personaggi a lui vicini che gli hanno insegnato l’importanza del mestiere, della sostanza profonda di un’opera e della sua forma, perché nella continua ricerca di questa si afferma la vitalità della pittura. – l’analisi della sua poetica è della curatrice della mostra, la storica dell’arte Cinzia Tesio – La sua prima stagione pittorica figurativa si avvicina ai canoni ottocenteschi con tagli efficacissimi e talvolta memorabili. Di fronte all’infinità della natura impagina i suoi quadri senza filtri. La visione assume i toni sereni di paesaggi nitidi, velati da una vena romantica e dal riverbero della nostalgia. La passione per l’architettura, e la sua personale ricerca, portano Sergio Albano verso l’ultimo filone volto ad una metafisica di ritorno immersa in un quotidiano straniante. Dai paesaggi, alle inquadrature di interno – esterno che sembrano riprese attraverso una finestra, alle straordinarie figure, Albano seleziona, semplifica, indurisce le immagini, per sottrarle alla realtà cui sembrano appartenere. Idealista, prima che realista, Albano, eccezion fatta per il sentimento della malinconia, non manifesta nessun altra emozione, nessun tormento, nessuna inquietudine, nessuna ansia per un bene o per un destino da raggiungere. La poetica che traspare dalle composizioni, particolarmente legata alle cose solide, è in realtà una poetica dell’inappartenenza, dell’estraniazione, del distacco.
...E, ogni qual volta si percepisce il legame con la realtà, la narrazione si svolge comunque in uno spazio fatto di inserzioni geometriche, di linee che spesso cercano l’astrazione dal limite ideale che vogliono racchiudere, proiettando la fantasia di chi guarda in un ordine metafisico, in un mondo di un’umanità distaccata e solitaria che si fa dimensione del vuoto da dove pare rimbalzino immagini di continua e ancorata solitudine. Nelle tavole del maestro, dove emerge quanto siano importanti per Albano spazio e colore, sono rappresentati i temi più cari all’artista: i ballerini di tango, le figure di donne, i paesaggi e i teatrini. Tavole, tornando al discorso introduttivo, spesso unite alla Metafisica ovvero “a ciò che è al di là delle cose fisiche”».
La mostra di Sergio Albano sarà inaugurata sabato 7 aprile, alle ore 17.00, nella Sala del Consiglio di Palazzo Comunale. Sarà aperta al pubblico fino al 1° maggio, il sabato e la domenica dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30, in settimana dal martedì al venerdì al pomeriggio dalle ore 14.30 alle 18.30. Ingresso libero.

Titolo mostra: Sergio Albano. Uno sguardo sull'infinito
A cura di: Cinzia Tesio
Sede: Palazzo Salmatoris, Cherasco (CN)
Durata: 7 aprile - 1 maggio 2012
Inaugurazione: sabato 7 aprile 2012, ore 17.00
Orari: dal martedì al venerdì ore 14.30-18.30
sabato e domenica ore 9.30-12.30, 14.30-18.30
Ingresso: libero

Immagine: Sergio Albano, Cherasco, 2008, olio su tavola, cm 40x40

domenica 1 aprile 2012

Sacre Visioni. 1ª Mostra-Concorso di Arte Sacra

Si inaugura martedì 3 aprile alle ore 19.00, presso il convento di Forenza, la mostra d’arte “Sacre Visioni”, legata al concorso per opere di pittura sacra indetto dal Comune di Forenza e dalla rivista specialistica “In Arte Multiversi”. I lavori giunti all’organizzazione da tutta Italia nelle scorse settimane rimarranno esposti all’interno del chiostro del complesso cenobiale fino al giorno 3 maggio, quando avverrà la premiazione dei vincitori, in occasione delle celebrazioni della statua lignea del Crocifisso, ospitata all’interno della chiesa attigua al convento.
Attraverso questo evento legato all’arte sacra contemporanea, il Comune di Forenza vuole promuovere un territorio, quello del Vulture-Alto Bradano, pervaso sin dai tempi antichi da un’intensa spiritualità, suggerendo, a quanti arriveranno a Forenza per visitare la mostra, un itinerario turistico che tocchi alcuni tra i più importanti luoghi del sacro dell’area: dal Santuario di San Donato di Ripacandida, con i suoi affreschi cinquecenteschi, alla imponente Cattedrale romanica di Acerenza, passando per la Chiesa Madre di San Nicola Vescovo di Ginestra, il Complesso della Santissima Trinità di Venosa, la Chiesa della Madonna del Caroseno di Maschito, la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Palazzo San Gervasio, l’Abbazia Benedettina di Santa Maria nel borgo di Banzi, la Chiesa di Santa Maria della Platea di Genzano di Lucania, ornata da un polittico di Giovanni Bellini.
Il luogo che ospita l’evento conserva, come detto, un gioiello di inestimabile valore artistico rappresentato dal Crocifisso ligneo che campeggia sull’altare maggiore. La scultura è presumibilmente opera di Fra’ Angelo da Pietrafitta ed è tra le più belle ed espressive di tutta la produzione della scuola francescana del ‘600. Il convento custodisce anche alcune tele del pittore settecentesco Nicola Federici, tra cui un dipinto raffigurante la Madonna della Stella, a cui è dedicata la chiesa.
La mostra Sacre Visioni sarà visitabile nei giorni di venerdì, dalle ore 17.00 alle 20.00, sabato e domenica, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 20.00. È prevista inoltre l’apertura in altri giorni della settimana, previo appuntamento telefonico ai numeri 0971/25683 o 330/798058.

Titolo mostra: Sacre Visioni. 1ª Mostra-Concorso di Arte Sacra
Sede: Convento del SS. Crocifisso, Forenza (PZ)
Periodo: 3 aprile - 3 maggio 2012
Inaugurazione: martedì 3 aprile 2012, ore 19.00
Orari: venerdì ore 17.00-20.00, sabato e domenica ore 10.00-12.30 e 17.00-20.00
Ingresso: libero