Aurelio Lamiranda, nativo di Acerenza (Pz), nel corso della sua esistenza ha immortalato sulla tela ogni luogo in cui gli è capitato di lasciare le proprie orme: Pietragalla, Venosa, Pisticci, Maratea, Tolve, oltre che il proprio paese natale, per il quale nutriva un amore incommensurabile. Nei suoi dipinti sono ritratti principalmente gli scorci di questi paesi lucani, che permettono allo spettatore del terzo millennio di percorrere un suggestivo viaggio nella memoria, tra vicoli, piazzette e case del secolo scorso.
Le opere di Lamiranda illustrano gli ambienti della quotidianità dei nostri nonni: un mondo dove sorgono e si avvicendano porte e finestre fiorite, pavimenti in cotto, gradinate e case di pietra, tetti di coppi. Molto raramente compare la figura umana, ma dietro i calcinacci dei muri, sui gradini delle scale, si sente pulsare la vita, il vicinato, la famiglia. È un inventario delle memorie e degli affetti sommersi, un atto di amore nei confronti della cultura contadina, la testimonianza di una civiltà quasi scomparsa.
Uomo semplice, discreto, generoso, sereno, Lamiranda esprime tramite l’arte i tratti salienti della propria personalità. Nelle sue opere non c’è voglia di strabiliare, ma soltanto di raccontare, attraverso una sensibilità accentuata, paesi e atmosfere in via di estinzione, ricordati con tenerezza ed emozione. Il suo è un richiamo estetico ed etico all’antica saggezza lucana, un invito alla comunità regionale a non dimenticare le proprie origini.
Lamiranda dispone di una tavolozza ricca e attenta, che utilizza i timbri e i toni appartenenti alla matrice narrativa del sentimento. La morbidezza dei colori e l’equilibrio delle tonalità sono un mezzo per esprimere il proprio rispetto per i piccoli ambienti paesani rappresentati, per il loro riserbo, per il pudore popolano.
Le opere di Lamiranda illustrano gli ambienti della quotidianità dei nostri nonni: un mondo dove sorgono e si avvicendano porte e finestre fiorite, pavimenti in cotto, gradinate e case di pietra, tetti di coppi. Molto raramente compare la figura umana, ma dietro i calcinacci dei muri, sui gradini delle scale, si sente pulsare la vita, il vicinato, la famiglia. È un inventario delle memorie e degli affetti sommersi, un atto di amore nei confronti della cultura contadina, la testimonianza di una civiltà quasi scomparsa.
Uomo semplice, discreto, generoso, sereno, Lamiranda esprime tramite l’arte i tratti salienti della propria personalità. Nelle sue opere non c’è voglia di strabiliare, ma soltanto di raccontare, attraverso una sensibilità accentuata, paesi e atmosfere in via di estinzione, ricordati con tenerezza ed emozione. Il suo è un richiamo estetico ed etico all’antica saggezza lucana, un invito alla comunità regionale a non dimenticare le proprie origini.
Lamiranda dispone di una tavolozza ricca e attenta, che utilizza i timbri e i toni appartenenti alla matrice narrativa del sentimento. La morbidezza dei colori e l’equilibrio delle tonalità sono un mezzo per esprimere il proprio rispetto per i piccoli ambienti paesani rappresentati, per il loro riserbo, per il pudore popolano.
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