giovedì 8 settembre 2011

Pisticci e la chiesa dalle salde fondamenta

di Francesco Mastrorizzi

La città di Pisticci sorge su di un colle argilloso, interessato più volte nel corso della sua millenaria storia da fenomeni di dissesto idrogeologico, a volte di dimensioni catastrofiche, che ne hanno alterato topografia e toponomastica.
Tuttavia in almeno due casi (in occasione delle frane del 1688 e del 1975) l’esistenza stessa della città è stata preservata dall’enorme mole della Chiesa Madre dei SS. Pietro e Paolo, le cui fondamenta si spingono molto in profondità nel terreno, tanto da riuscire a bloccare il movimento franoso e ad uscire in entrambi i casi intatta dal disastro.
La chiesa sorge nella parte più antica dell'abitato, nel rione Terravecchia, sui resti di una chiesa del 1212, di cui rimane soltanto il campanile a bifore di stile romanico pugliese e su cui è stata costruita tutta la navata sinistra. L'attuale edificio fu terminato nel 1542, con la costruzione di altre due navate ad opera dei mastri Pietro e Antonio Laviola, di origine mantovana, rifugiatisi a Pisticci per evitare una condanna nella loro città.
L’edificio è di stile romanico-rinascimentale, con tetto a doppio spiovente e pianta a croce latina. A separazione delle tre navate sorgono sedici imponenti colonne che sorreggono archi a tutto sesto, su cui poggiano le volte a botte delle navate.
All'incrocio tra la navata centrale e il transetto si erge una grande e alta cupola, su cui si aprono otto finestre. La navata centrale è introdotta da un maestoso portale.
All’interno della chiesa si possono ammirare altari barocchi in oro finemente intagliati e tele di stampo caravaggesco.

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