La città di Pisticci sorge su di un colle argilloso, interessato più volte nel corso della sua millenaria storia da fenomeni di dissesto idrogeologico, a volte di dimensioni catastrofiche, che ne hanno alterato topografia e toponomastica.
Tuttavia in almeno due casi (in occasione delle frane del 1688 e del 1975) l’esistenza stessa della città è stata preservata dall’enorme mole della Chiesa Madre dei SS. Pietro e Paolo, le cui fondamenta si spingono molto in profondità nel terreno, tanto da riuscire a bloccare il movimento franoso e ad uscire in entrambi i casi intatta dal disastro.
La chiesa sorge nella parte più antica dell'abitato, nel rione Terravecchia, sui resti di una chiesa del 1212, di cui rimane soltanto il campanile a bifore di stile romanico pugliese e su cui è stata costruita tutta la navata sinistra. L'attuale edificio fu terminato nel 1542, con la costruzione di altre due navate ad opera dei mastri Pietro e Antonio Laviola, di origine mantovana, rifugiatisi a Pisticci per evitare una condanna nella loro città.
L’edificio è di stile romanico-rinascimentale, con tetto a doppio spiovente e pianta a croce latina. A separazione delle tre navate sorgono sedici imponenti colonne che sorreggono archi a tutto sesto, su cui poggiano le volte a botte delle navate.
All'incrocio tra la navata centrale e il transetto si erge una grande e alta cupola, su cui si aprono otto finestre. La navata centrale è introdotta da un maestoso portale.
All’interno della chiesa si possono ammirare altari barocchi in oro finemente intagliati e tele di stampo caravaggesco.
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